Il Premio San Gennaro Day, diretto da Gianni Simioli, sostenuto da sempre dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e, quest’anno per la IX Edizione anche dalla Regione Campania e della Camera di Commercio attraverso l’Azienda Speciale S.I. Impresa, si arricchisce di numerosi eventi culturali volti a omaggiare San Gennaro ed Enrico Caruso, nell’anno del centenario della sua scomparsa. Uno degli eventi di spicco in calendario è la mostra “Sotto il segno di San Gennaro/Strategie dello sguardo”, curata da Loredana Troise e prodotta, per il San Gennaro Day, dalla Jesce Sole. Il progetto allestitivo è a cura di Diana Auricchio. Foto e video di Luciano Filangieri.
“Sotto il segno di San Gennaro/Strategie dello sguardo” non è soltanto il titolo della mostra ma il segno di un orizzonte riflessivo per entrare a San Domenico Maggiore e percorrere, lungo il prestigioso corridoio di San Tommaso, un eclettico scenario estetico composto da 20 lavori di 20 noti artisti del contesto partenopeo dedicato al patrono di Napoli, personaggio tra i più famosi dell’agiografia cristiana, storicamente oggetto di culto e folklore vivo sorretto da un rapporto di fede e di amore unico al mondo, che dura ininterrottamente da circa sedici secoli e costituisce una rara testimonianza dell’intensa e sentita religiosità di un popolo.
In quest’ orbita, le opere degli artisti in mostra diventano opportunità per reti di relazioni ideali ridefinite, di volta in volta, sulla mutevole trama del loro reciproco divenire. Molti i motivi da un artista a un altro, a un altro ancora. Dalla pittura alla fotografia, dalla scultura alla poesia, dall’installazione al NFT (non-fungible token): ogni opera secondo propri ritmi occupa il suo spazio in serrata e vicendevole sintonia. Attraverso contrappunti inaspettati sensibilmente calibrati, la misura inafferrabile del legame fra San Gennaro e Napoli si fa raccontare nelle sue forme pungenti di significato, in una dimensione esclusiva e soggettiva. Metaforico corpo a corpo su più punti di vista, il paesaggio dell’esposizione frantuma ogni stereotipo rappresentativo in un inedito, ampio affresco esaminato dalla lente prospettica di quel verum et factum reciprocantur seu convertuntur che pone la regola del pensiero nel percepire il principio delle cose e nel concepirle mediante caute spinte e atti di sana renitenza, come atto creativo dell’inconscio e del linguaggio. Tra artificio e natura – sacro e profano, lo spettatore è invitato a giocare una partita meditativa tra modelli iconografici tradizionali e visioni contemporanee, per una nuova e inedita intimità conviviale fatta di indizi, tracce e alternanze visive che, incidendo in modo rilevante sul valore e la “esportabilità” di San Gennaro, riesce a cogliere l’indole di una città, mantenendo sempre vivo il dialogo culturale.