giovedì, Gennaio 30, 2025
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Al Trianon, Eugenio Bennato, ha portato al sua “Musica del mondo”

Dopo essere partito dal Blu Note di Milano, ha fatto tappa al Teatro Trianon Viviani di Napoli il concerto “Musica del mondo”, nuovo disco di Eugenio Bennato.

Prossima tappa il 28 marzo all’Auditorium Parco della Musica a Roma. In palcoscenico a ricostruire la magia musicale, con Bennato anche Ezio Lambiase (chitarra classica e elettrica), Sonia Totaro (voce e ballo), Stefano Simonetta (basso), Francesca del Duca (voce e percussioni), Mohammed Ezzaime El Alaouoi (viola e voce). E Le Voci del Sud Laura Cuomo, Francesco Luongo, Angelo Plaitano, Daniela Dentato, Letizia D’Angelo e Edoardo Cartolano.

In scaletta, per il concerto al Teatro Trianon Viviani, i dodici brani che compongono l’album e che custodiscono l’essenza della musica popolare, dalla scelta dei temi, come il valore della diversità, la memoria collettiva e personale, l’eredità culturale, la giustizia sociale e la lotta per i diritti, a quella dei suoni, folk, etnici e word, sempre aperti a nuove contaminazioni. Ecco i titoli: “Musica del mondo”, “Mongiana”, “Grande minoranza”, “Tammorra song”, “W chi non conta niente”, “Welcome to Napoli”, “Torre Melissa”, “Noi persi nel sentimento”, “Limoni a Varsavia”, “Luna”, “Notte del giorno dopo”. Chiude l’album la riedizione di “Canzone per Beirut”, che Eugenio Bennatoscrisse nel 2007, dopo un concerto nella capitale libanese.

MUSICA DEL M ONDO – L’ALBUM

“Musica del mondo” (etichetta Sponda Sud – distribuzione Imusician), che arriva dopo sette anni dall’ultimo disco solista “Da che Sud è Sud” e dopo quattro anni da “Qualcuno sulla terra” con Le Voci del Sud, è un viaggio verso l’altro, un movimento che è già in sé luogo d’incontro: un inno alla vita, alla fratellanza e alla bellezza. Un disco che parte da Napoli, città dalle molteplici anime, sempre aperta ad accogliere l’altro, per raggiungere il resto del mondo e le sue voci e integrarle in un unico canto. Un cammino palpabile nei luoghi evocati nei testi, nelle diverse lingue che intervengono nelle canzoni e nel ritmo incalzante degli arrangiamenti, sostenuti da tamorra, batterie, chitarra battente e tamburi, che rappresenta perfettamente quello dei passi e quello del cuore.

L’album dipinge un “sud” che trascende la geografia italiana, parlando di radici e catene, di vite dimenticate e di diritti negati, ma anche di valori profondi, di senso d’appartenenza, di resistenza e coraggio, e di radici. Così come nella title track “Musica del mondo”, che ha anticipato l’album svelando il senso profondo del progetto, il disco intero celebra la musica come strumento di trasformazione globale, in grado custodire storie, unire i popoli e opporsi alle ideologie e all’arroganza di chi perpetua i conflitti.

Il disco unisce passato, presente e futuro, tracciando un percorso tra storie radicate nella memoria e voci che ancora risuonano di attualità, con brani come “Mongiana”, dedicato a un paese calabrese di appena 655 abitanti la cui storia come uno dei più grandi poli siderurgici d’Italia è racchiusa in un piccolo museo oggi dimenticato; “Torre Melissa”, che rievoca il drammatico episodio del battello di migranti arenatosi sulla spiaggia calabrese nel 2019 ma anche l’intervento degli abitanti che, svegliati dalle richieste d’aiuto, salvarono tutti i naufraghi; “Luna”, dedicata alla nipotina e interpretata insieme a Pietra Montecorvino, che esprime l’amore incommensurabile per una nuova vita. Ma c’è anche la struggente “Limoni a Varsavia”, nata come colonna sonora del film “The Lemon Tree – L’albero di limoni” di Bruno Colella e dedicata a un cuoco siciliano, folle e geniale, che incarna quella passione capace di compiere piccoli miracoli.

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