Quando sono entrata da Aroma Napoletano per parlare con Errico Castagnola, suo fondatore, la prima cosa che il barman mi ha chiesto è stata: “Caffè?”.
Non “vuoi un caffè?” oppure “possiamo prepararti un caffè?”, ma solo “Caffè?”.
Da qui parte la filosofia di Aroma Napoletano: il caffè non ha bisogno di altre parole, è un culto, un momento irripetibile, che non necessità di altro se non di essere bevuto.
“Io nasco dai bar Mexico di Napoli, storici caffè della città, e a 18 anni, in preda alla mia ribellione, litigando con la mia famiglia, sono venuto a Milano. Ho aperto prima un format che si chiamava Chicco do Messico e, in seguito, ho progettato Aroma Napoletano”, così il 32enne Errico Castagnola spiega l’apertura di un bar che tra tradizione, artigianato e innovazione è diventato un riferimento del breaktime in una città tanto grande ed eterogenea quale è Milano.
Il format è semplice, spiega Errico: monoprodotto, familiarità e tanti colori. Errico è residente ad Ischia, famosa anche per il suo cornetto che, mangiato tra viuzze e mare, diventa uno step fondamentale da compiere quando si sale sull’isola.
Gli ingredienti sono fatti: bar tradizionali nel napoletano, radici ischitane ed eredità di un nonno pasticciere portano al cornetto che Aroma Napoletano propone in tantissimi gusti e dimensioni.
Da Aroma Napoletano si impone “cornetto” in una Milano che lo vuole “brioche”
“Il progetto di Aroma Napoletano nasce nel 2017, sempre qui in Via Traù nel quartiere Isola, e inizia come piccola attività. Poco dopo il suo effettivo inizio, arriva la pandemia da Covid-19 che ferma tutto. Noi abbiamo provato a fare quello che potevamo: consegnavamo panettoni, zeppole di San Giuseppe, pastiere, colombe. È stato stancante però siamo riusciti a portare avanti l’attività che stava appena prendendo forma”.
Errico arriva in una Milano pre-covid in cui sogna realizzazione e novità. Una città, sostiene, certamente diversa e lontana dalla Napoli in cui continua tutt’ora a gestire le attività famigliari: “lì per me era meno fattibile azzardare, Milano era una scommessa”.
Una scommessa che, a vedere dai risultati di questi primi anni, sta procedendo in ascesa, in modo particolare da un momento preciso. Errico racconta che il vero e proprio exploit, Aroma Napoletano, lo ha avuto con un’aggiunta innovativa al suo prodotto cult.
Il suo “cornetto ischitano” è diventato brand quando è stato sfornato colorato. Da quel momento, non solo i clienti del bar ma anche altre attività, hanno iniziato a mangiarli e richiederli al punto da far arrivare la produzione fino a diverse centinaia di unità ogni settimana.
La rivoluzione, però, è aver imposto il termine “cornetto” in una Milano in cui quel dolce che si mangia al mattino a forma di mezzaluna si chiama “brioche”: “Questo parte da Chicco do Mexico, tiravamo le orecchie ai clienti che lo chiamavano così e servivamo loro quella con il tuppo. Ora tutti ci chiedono un cornetto. Guarda, sono le 18 e la gente li sta ancora mangiando”.
Aroma significa zucchero e familiarità, non solo olfatto
Oltre a “caffè?”, un’altra cosa che è saltata subito all’occhio all’ingresso di Aroma Napoletano è che davanti al bancone volavano tantissimi “come stai?”, “da quanto tempo”, “il solito”, “che si dice oggi?”, come fossero tutti amici di lunga data, azzerando la distanza tra dipendenti e clienti, che risultano tutti parte di una stessa atmosfera.
“Il termine aroma non ha solo un significato olfattivo, per me è comunicare il senso di casa, di famiglia, di quei prodotti che uniscono. I ragazzi e le ragazze che lavorano qui li ho formati con questa visione, alcuni sono venuti anche a Napoli con me per imparare”, così lo giustifica Errico.
Dietro al bancone di Aroma c’è scritto “qui il caffè si serve zuccherato, se lo si vuole amaro bisogna specificarlo”. Chiedendolo ad Errico, la motivazione “deriva dai bar Mexico a Napoli: i banconi sono piccoli, gli spazi ristretti quindi il caffè già zuccherato permette di abbreviare i tempi di stasi e consentire a tutti di berlo. Non dobbiamo nascondere nulla, la nostra miscela è un’arabica al 100%, il caffè è tostato alla napoletana quindi risulta molto scuro e ben asciutto. Lavoriamo con il mestolino quindi per ogni caffè maciniamo il chicco fresco. È un culto”.
Aroma Napoletano cresce, la zeppola di San Giuseppe arriva anche a Torino
“Oggi purtroppo replicare non è sempre semplice, si rischia di modificare. Con attenzione e impegno stiamo portando Aroma Napoletano anche a Torino in uno spazio che ha un laboratorio di oltre 100 metri quadri e un bancone di oltre 20 metri lineari dove si trovano la macchina al caffè, l’angolo food, pasticceria e caffetteria. I miei ragazzi faranno avanti e indietro per formare le nuove leve e riprodurre al massimo non solo i nostri prodotti ma soprattutto la nostra ambientazione”.
Un dolce di punta di Aroma Napoletano è indiscutibilmente la Zeppola di San Giuseppe che, a detta di Errico, “a Milano sapevano cos’era ma la chiamavano bignè o in altri cento modi diversi. Noi le produciamo tutto l’anno, quando poi arriva il giorno di San Giuseppe organizziamo lo Zeppola Day, con packaging particolari e sei farciture diverse: chantilly e fragoline, ricotta e cioccolato, la classica crema e amarena, quella al pistacchio, l’altra al caramello. Quest’anno vorremmo inserire quella al lotus per le tante richieste dei turisti che arrivano. Poi c’è quella inconfondibile fritta per cui abbiamo allestito una friggitrice per cuocerle al momento e servirle calde al take away”.
“Di Napoli non cambierei niente, a Milano diciamo solo che l’acqua si beve prima del caffè”
“Napoli è bella così, c’è da amare e da odiare, non cambierei niente. Nella vita è bello scegliere, se non si sta bene in una città, ci si trasferisce in un’altra ma senza modificare nulla da nessuna parte”.
Aroma Napoletano è tutto questo, sperimentazione, tradizione, artigianalità, gusto e azzardo. Si entra per mangiare il cornetto, la zeppola o la colomba ma soprattutto per assaporare il caffè che è “un rito quotidiano che, anche più di una volta al giorno, è importante prenderlo buono. Noi lo serviamo rigorosamente con il bicchiere d’acqua che va bevuto sempre prima per preparare il gusto alla miscela. Se qualcuno lo beve dopo noi lo richiamiamo, gli tiriamo un po’ le orecchie e gli diciamo: scusi, ma il caffè che lo ha bevuto a fare?”.