mercoledì, Dicembre 18, 2024
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Biodiversità: nel Golfo di Napoli torna la Posidonia oceanica

Al Parco Sommerso della Gaiola, al via l'operazione di restaurazione della Posidonia Oceanica, polmone verde del Mediterraneo

Napoli, Parco Sommerso della Gaiola; al via l’operazione di salvaguardia della biodiversità che prevede il ripopolamento del fondale marino con la Posidonia oceanica.

Si tratta di una massiccia operazione di habitat restoration. I ricercatori del Parco Sommerso della Gaiola, in collaborazione con L’international School for Scientific Diving e con il supporto logistico del Centro sub Campi Flegrei, ripopoleranno 42 ettari di mare con la Posidonia oceanica, pianta subacquea che trova nei fondali sabbiosi del Mediterraneo le condizioni ideali per fiorire e prosperare.

LA SPARIZIONE DELLA POSIDONIA OCEANICA

L’operazione del Parco Sommerso della Gaiola non è affidata al caso ma risponde a un bisogno ben preciso. Anni di pesca a strascico, uniti all’intorbidimento delle acque e all’inquinamento marino dovuto agli scarichi fognari aveva infatti ridotto all’osso l’altrimenti vasta prateria di Posidonia oceanica, ben più necessaria all’ecosistema di quanto si possa immaginare.

La Posidonia oceanica, infatti, è l’ambiente ideale per la crescita del 20-25% delle specie presenti nel Mediterraneo. Inoltre, la sua capacità di produrre circa 20 litri di ossigeno per metro quadro al giorno, unita alle grandi quantità di anidride carbonica che è in grado di prendere per sé rendono le praterie di Posidonia veri e proprio polmoni verdi delle profondità marine.

La ripiantumazione della Posidonia oceanica, in questo senso, si colloca come primo passo di un progetto più ampio di ripopolamento ittico del Mediterraneo.

L’INIZIATIVA DEL PARCO SOMMERSO DELLA GAIOLA, UN PRIMO PASSO VERSO GRANDI OBIETTIVI

Il Parco Sommerso della Gaiola, tramite questo ambizioso progetto, si pone ancora una volta all’avanguardia in termini di consapevolezza ambientale. Maurizio Simeone, direttore del Parco Sommerso della Gaiola, dichiara infatti che l’azione sulla costa flegrea è il primo passo di un progetto più grande.

“Il nostro è per ora un progetto sperimentale volto a verificare su piccole porzioni di fondale, individuate grazie a meticolosi studi preliminari, la tecnica di reimpianto più efficace in modo da potere avere dei dati scientifici reali e significativi per valutarne la riuscita e la fattibilità su larga scala”. (fonte Ansa)

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