Cnpr forum, verso una svolta sostenibile tra nucleare e rinnovabili
Pichetto Fratin: “Italia sempre più leader dell’economia circolare”
“Abbiamo l’esigenza di garantire la sicurezza energetica anche con nuove rotte per il gas che diano certezze a cittadini e imprese. Allo stesso tempo stiamo aprendo a nuove opportunità energetiche che permetteranno all’Italia di essere competitiva su un mercato caratterizzato da una continua evoluzione. Il nucleare sostenibile è una di queste opportunità, una fonte disponibile che accompagnerebbe la crescita delle rinnovabili controbilanciando la discontinuità dell’eolico e del solare. Il governo con la legge delega ha dimostrato di fare sul serio. L’orizzonte del 2035 è uno sguardo al futuro e un incentivo per le azioni del presente che porteranno l’Italia ad un cambiamento di pelle produttivo, economico, sociale, nel segno della sostenibilità ambientale. Con il Piano nazionale integrato ‘Energia e clima’ ci siamo posti un obiettivo ambizioso: ribaltare l’attuale proporzione tra fossile e rinnovabili portando le energie green a due terzi e riducendo il fossile a un terzo. Stiamo valorizzando fonti come l’idroelettrico e la geotermia. Guardiamo con fiducia al futuro dell’Italia che sarà sempre più leader nell’economia circolare, limitando la produzione dei rifiuti. Solo una sostenibilità che sia economica, sociale e ambientale potrà avviare il Paese alla neutralità climatica attesa per la metà del secolo”. Lo ha affermato Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, nel corso del Cnpr forum speciale, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, dedicato a “Italia 2035, Energia, Ambiente e Infrastrutture” nell’ambito dell’evento organizzato da ‘Forbes Italia’ e introdotto dal direttore Alessandro Rossi, che si è svolto nella sala Trilussa della Cassa di previdenza dei Geometri, che ha rieletto al vertice dell’ente Diego Buono.
Atelli: “Simmetria tra il livello statale e quello regionale”
Secondo Massimiliano Atelli, presidente della Commissione ministeriale Pnrr Ministero Ambiente: “Le norme comunitarie sono un punto di partenza di assoluta importanza, insieme alle quali bisogna costruire un impianto infrastrutturale nei diversi livelli amministrativi che riesca a tradurle in progetti concreti. L’Italia deve sviluppare filiere soprattutto in alcuni punti del Paese che si prestano per il valore aggiunto che incorporano e il nostro ‘genius loci’ ci metterà in condizione di rispondere molto positivamente a questo importantissimo impegno. Occorre creare degli assetti relativi alla capacità amministrativa che raggiungano i livelli di efficienza e accuratezza nell’espressione delle decisioni con adeguata velocità, creando una simmetria tra il livello statale e quello regionale. Non può accadere, riguardo alle valutazioni tecniche, che solo a livello centrale si dia un ordinamento ispirato a indipendenza rispetto all’amministrazione ministeriale così come è assolutamente da evitare che nei territori ci sia una commistione tra uffici della regione e la stessa struttura regionale che effettua queste valutazioni. Deve esserci la stessa separatezza che esiste a livello statale”.
Carrai: “Direttiva europea su Data Center non ancora recepita da tutti i paesi”
Sullo stato di salute della transizione digitale si è espresso Marco Carrai, presidente Jsw Steel Piombino: “Il contesto attuale della transizione digitale e i data center rappresentano una componente critica dell’infrastruttura globale. Critica perché rispetto a quello che sarà l’uso ce ne sono ancora pochi non tutti hanno individuato i luoghi dove farli. In Europa è stata fatta una direttiva ad hoc ma non è stata ancora recepita da tutti i paesi; tuttavia, il loro impatto ambientale infrastrutturale sta emergendo come una delle sfide più rilevanti da affrontare. La crescita esponenziale della domanda di capacità computazionale accelerata dall’adozione massiva del cloud e soprattutto l’intelligenza artificiale sta ridefinendo i requisiti energetici e idrici di queste strutture. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia nel 2022 i data center hanno consumato dai 240 a 340 tetra wat di elettricità pari a oltre l’1% tra domanda globale di energia elettrica. Ma la previsione più critica riguarda i data center per l’intelligenza artificiale che richiedono una potenza di calcolo elevatissima”.
Mongillo: “Evitare trappola della disinformazione”
Anche Ciro Mongillo, fondatore e AD Eos Im, si è soffermato sulla transizione e ha precisato che: “E’ fondamentale informarsi evitando di cadere nelle trappole della disinformazione. I dati di fatto dicono che chi ha deciso di sfruttare quella che considero la più grande opportunità di ogni tempo dal punto di vista economico e industriale, che riguarda l’economia, la scuola, la sanità, l’industria, si traduce anche in una grande opportunità ambientale. Non bisogna circoscriverla come un tema puramente ambientale. Sarebbe un errore gravissimo. È qualcosa di molto più grande, che riguarda tutti e ci coinvolge tutti”.
Volpe: “Stanno arrivando le centrali elettriche a fusione, richiedono capitali e talenti”
Sulle centrali elettriche alimentate da energia nucleare si è soffermato Francesco Volpe, fisico e fondatore di Renaissance Fusion: “Le centrali elettriche a fusione non esistono ancora, ma la fusione avviene già e produce più energia in uscita dai dispositivi sperimentali che in entrata. Bisogna risolvere alcuni problemi di efficienza ma le centrali elettriche a fusione stanno arrivando e stanno arrivando applicazioni non elettriche, per esempio nella produzione di neutroni che producono isotopi per la radio-farmaceutica oppure il calore industriale per decarbonizzare la produzione di acciaio e cemento. Anche i viaggi spaziali del futuro avverranno con la fusione, così come applicazioni non fusionistiche, non energetiche con risvolti nel medicale e nello stoccaggio di energia. È un campo molto eccitante e siamo veramente vicini alla commercializzazione. Per realizzare la fusione in tempi rapidi e a costi competitivi ci sono due manopole principali su cui dobbiamo agire come sistema Italia: è un campo di sviluppo che richiede molti capitali e richiede talenti. Gli attori che possono realizzare ciò sono molteplici e devono lavorare in sinergia. L’Italia può e deve, perché ha bisogno di tanta energia continua e decarbonizzata. E allora facciamola, la fusione!”.
Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Sabatino Broccolini, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Teramo: “La transizione è un tema attuale, eppure, alla luce delle ultime posizioni di alcuni paesi vive una fase di blocco. Occorre chiedersi se gli strumenti europei attualmente disponibili siano sufficienti a consolidare questo cambiamento o servono misure aggiuntive. È necessario favorire una maggiore collaborazione tra Stato, Regioni ed Enti locali per accelerare i processi autorizzativi senza compromettere la tutela ambientale e paesaggistica”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale Esperti contabili:” Il piano nazionale Energia e Clima che prevede la riduzione delle energie derivanti da fossili a un terzo e l’aumento contestuale delle energie derivanti da fonti rinnovabili a due terzi. È sicuramente un programma importante. Bisogna però ricordarsi che un Paese a noi vicino e anche abbastanza simile che è la Spagna è arrivato all’80% del cosiddetto carbon free partendo dal 51% del 2023 facendo pochi piani ma molti fatti. Sul garantire la sicurezza lungo le rotte del gas bisogna ricordare che l’Italia ha triplicato le importazioni di gas naturale dagli Stati Uniti rispetto a quelle del 2021, ha incrementato del 20% quelle dalla Norvegia e ha ridotto dal 40% del totale solo all’11% quello che viene dalla Russia. Le importazioni dagli Stati Uniti hanno un ciclo particolarmente complesso perché moduli specifici devono trasformare il gas in liquido negli USA per imbarcarlo nelle navi metaniere che via mare arrivano in Italia. Il gas deve poi essere rigassificato negli impianti idonei, dunque, un ciclo non solo complesso ma anche costoso”.