lunedì, Novembre 18, 2024
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Condannato Raffaele Imperiale, 15 anni e 8 mesi per il boss dei Van Gogh

Condannato Raffaele Imperiale, 15 anni e 8 mesi per il boss dei Van Gogh

15 anni e 8 mesi: è questa la pena inflitta dal Gup Miranda al broker internazionale della cocaina Raffaele Imperiale. Nonostante la scelta del rito abbreviato quindi, è arrivata una pena più severa di quella avanzata dal pubblico ministero della DDA di Napoli che aveva chiesto per il boss dei Van Gogh 14 e 9 mesi di reclusione. Disposto inoltre anche il sequestro dell’isola Taiwan, a largo di Dubai, che Imperiale aveva messo a disposizione delle autorità italiane. 14 anni invece la condanna per Bruno Carbone, uomo di fiducia del boss nato a Castellammare.

“Lello Ferrarelle”, come anche è noto Imperiale, è un nome di spicco della criminalità organizzata napoletana ed internazionale. Fu infatti l’uomo che, grazie ai suoi rapporti in Olanda e nello specifico con Rick Van de Bunt, gestore di un coffee shop ad Amesterdam in contatto diretto con i narcos sudamericani, garantì agli “Amato-Pagano” un rifornimento costante di droga e di armi da usare nel conflitto contro i Di lauro. Dopo la guerra di Scampia e dopo l’omicidio di Van De Bunt Imperiale si trasferì a Dubai dove venne raggiunto dalle prime ordinanze di custodia cautelare. Da qui riuscì ad imporsi come uno dei più importanti narcotrafficanti del panorama internazionale, creando un cartello in grado di mobilitare tonnellate di cocaina per un giro d’affari miliardario.

Incastrato nuovamente grazie alle chat criptate (Encrochat e SkyECC) penetrate dalle forze dell’ordine fu arrestato a Dubai e scelse la strada della collaborazione di giustizia. Durante gli anni non ha mancato di dare spettacolo come quando nel 2016 restituì due dipinti di Van Gogh trafugati dal museo di Amsterdam.

Dopo l’arresto e la collaborazione di Imperiale, sarà uno dei suoi vice Bruno Carbone a cercare di portare avanti per qualche mese l’organizzazione. Ma sentendosi braccato fuggì in Turchia e da lì tentò di raggiungere il Libano passando attraverso la Siria. Qui però fini nelle mani di un’organizzazione paramilitare. Fu poi liberato probabilmente dopo un cospicuo pagamento in criptovalute e consegnato agli 007 italiani che lo riportarono a Roma dove decise di seguire la strada già segnata dal suo socio iniziando a collaborare con la giustizia

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