Esiste un filo che collega Napoli alla Transilvania, la terra romena passata alla storia per il mito del conte Dracula. A provarlo, una recente scoperta anticipata alla stampa da Giuseppe Reale, direttore del complesso angioino-aragonese di Santa Maria la Nova. Il professore ha informato i giornalisti direttamente dalla Romania, dove ha appreso i primi esiti del lavoro di un gruppo di studiosi.
La scoperta
A rivelare uno scenario inedito circa questo legame, un gruppo di ricercatori alle prese con alcuni simboli scolpiti su una tomba presso il complesso di Santa Maria la Nova.
Sin dal 2014, alcuni studiosi dell’Università estone di Tallin avevano provato a decifrarla. Grazie all’incrocio di diverse fonti storiografiche, le ipotesi immaginavano che nella sepoltura si trovassero proprio i resti del celebre conte Dracula.
Dopo varie testimonianze che collocavano il corpo senza vita del nobile romeno in terra napoletana, la cosiddetta “pista partenopea” si era fatta largo tra le altre.
La scoperta rivelata dal pool di scienziati sembrerebbe corroborare proprio questa ipotesi, avanzata già 10 anni fa.
L’incisione
Sino a oggi il significato della scritta era sconosciuto. Da quanto emerso, si tratterebbe di un elogio funebre proprio rivolto a Vlad III di Valacchia. Egli era divenuto celebre con l’appellativo di “Conte Dracula” grazie a allo scrittore irlandese Bram Stoker che, nel 1897, a lui si ispirò per il protagonista del suo omonimo romanzo.
A risultare determinanti per convincere gli scienziati dell’identità dell’uomo sepolto, alcune decorazioni presenti sulla tomba. Per anni i ricercatori si sono concentrati sul disegno di un drago e su alcuni simboli che sembrerebbero di matrice egizia.
Il figlio del drago
Secondo quanto ricostruito, Vladislav III di Valacchia Hagyak (questo il nome completo) sarebbe nato il 2 novembre del 1431 a Sighisoara, territorio all’epoca proprietà del principato di Valacchia.
Come spesso accade per i nomi dell’est, il suo appellativo derivava dal padre. Quest’ultimo faceva parte dell’Ordine cavalleresco del Drago (Ordo Draconis) e veniva chiamato Dracula, in romeno Drăculea.
Simbolo della confraternita era un dragone, icona abbinata al diavolo, con una Santa Croce sulla schiena (simbolo della vittoria di Dio sul maligno). Poiché il padre veniva appellato Dracul, era sufficiente aggiungere il suffisso -a per ottenere Dracula, figlio del drago.
Il nobile Vlad III sarebbe stato successivamente soprannominato l’”impalatore”. In battaglia, per spaventare i turchi che minacciavano di invadere la Valacchia, aveva fatto impalare i prigionieri di guerra lungo la strada che portava al suo regno.
Dracula a Napoli
Ma come ci è finito un personaggio storico realmente esistito, come il celebre nobile romeno, nel complesso angioino-aragonese di Santa Maria la Nova?
Le fonti storiche ci dicono che che Vlad III morì tra il dicembre 1476 e il 10 gennaio 1477, in seguito alla sua sconfitta militare contro i Turchi. Una sconfitta che segnò la fine dell’indipendenza del regno e l’ingresso nell’Impero Ottomano.
Nulla di certo è dato sapere sulla sorte del suo corpo.
Secondo le teorie più accreditate, il condottiero sarebbe sepolto nel monastero Snagov, su un’isola dell’ominimo lago a 35 chilometri dall’odierna Bucarest.
Eppure, secondo la “pista napoletana”, il conte Dracula non sarebbe morto in battaglia, ma sarebbe stato fatto prigioniero dai turchi e in seguito rintracciato dalla propria figlia, Maria Balsa, nel frattempo adottata da una famiglia di Napoli, città dove si sarebbe rifugiata proprio per salvarsi dalla persecuzione turca.
In questo modo il nobile avrebbe concluso i propri giorni nella città partenopea, finendo nel sarcofago di Mario Ferrillo, notabile napoletano del XV secolo e suocero della figlia, sepolto proprio nella Chiesa di Santa Maria La Nova.