C’era stato il caso eclatante di Francesco Pio Valda, detenuto per l’omicidio del pizzaiolo Francesco Pio Maimone, trovato a fare video su tik tok con un cellulare. Non da ieri il web è inondato da performance dei carcerati dotati illegalmente di cellulari. Grazie a un’inchiesta della Procura di Napoli, partita due anni fa nel carcere di Frosinone, ora si scopre che esisteva un tariffario da parte di un’azienda esterna, gestita dai clan della camorra napoletana (Alleanza di Secondigliano) per fare entrare droga e telefonini nelle carceri, e in un caso, rilevato dall’inchiesta, anche un’arma.
IL TARIFFARIO
Mille euro per uno smartphone, 250 per un telefonino tradizionale e fino a 7000 euro per mezzo chilo di marjiuana. Una doppia inchiesta della Dda di Napoli che ha portato oggi all’esecuzione di 2 misure cautelari nei confronti di 32 persone. Tutti detenuti gli indagati. Gli episodi finiti nell’indagine riguardano 19 penitenziari italiani. Cento telefonini trovati in ciascuna delle carceri finite nell’indagine. Il rifornimento è avvenuto con l’utilizzo di droni preparati per portare anche armi, in grado anche di aggirare le no fly zone, come appunto le carceri.
LA MAFIA SPENDE PIU’ DELLO STATO
Un fenomeno, ha sottolineato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri durante una conferenza stampa, che poteva essere contrastato dotando le strutture carcerarie di jammer, sistemi per disturbare le frequenze. Ma lo Stato italiano investe meno delle mafie