Dal loro opificio, già sottoposto più volte a sequestro preventivo nell’ambito delle indagini relative alla cause dell’inquinamento del Sarno, sarebbero partiti scarichi abusivi immessi nel canale Bottaro, affluente del fiume, contenenti sostanze ritenute tossico-nocive come zinco, rame e ammoniaca, provenienti dal ciclo produttivo della Eurogalvanica di Torre Annunziata (Napoli), azienda specializzata nella zincatura dei metalli.
Per questo motivo i carabinieri del gruppo per la Tutela ambientale di Napoli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare applicativa agli arresti domiciliari, emessa dal gip del tribunale di Torre Annunziata su richiesta della Procura oplontina, nei confronti dei due titolari della Eurogalvanica. Per loro le accuse sono di inquinamento ambientale, violazione dei sigilli e scarico abusivo di reflui industriali.
In particolare, i carabinieri del Noe, con l’ausilio dei tecnici dell’Arpac, hanno accertato che i reflui della produzione venivano immessi nel canale Bottaro senza subire alcun trattamento depurativo ed in assenza delle previste autorizzazioni. ”Inoltre – fa presente in una nota il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso – l’esito delle analisi eseguite dai tecnici dell’Arpa Campania ha confermato che i reflui industriali contenenti sostanze altamente tossiche, tutte superiori ai limiti tabellari, potrebbero provocare gravi danni per tutti gli organismi viventi, circostanza di particolare gravità in considerazione del fatto che il canale Bottaro, sviluppandosi per diversi chilometri in vari comuni prima di confluire nel fiume Sarno, è tutt’ora utilizzato ai fini irrigui, distribuendo parte delle proprie acque nelle aree agricole attraversate, mediante un fitto reticolo di canali irrigui diramatori”.
Stando alle analisi degli esperti, sono stati in particolare accertati valori di zinco superiori di 200 volte rispetto a quanto consentito. La Eurogalvanica già in passato era stata sottoposta a sequestro preventivo: la prima volta nel marzo del 2017, poi ad ottobre 2018 e infine ad aprile e a settembre di quest’anno. Lo stesso gip, nell’ordinanza cautelare, sottolinea la ”reiterata e continuata violazione dei sigilli, la pervicace prosecuzione dell’attività aziendale in un regime di totale illegalità, la particolare gravità dei fatti oggetto di contestazione, il concreto pericolo che gli indagati possano reiterare le condotte delittuose, compromettendo in maniera irreparabile le matrici ambientali ivi presenti”.