Festa Scudetto, Spalletti: “Vogliamo raccontare qualcosa ai nostri figli”.
L’allenatore del Napoli, prova a contenere l’emozione alla vigilia del match con la Salernitana. Ma tra le pieghe delle sue dichiarazioni emerge il vulcano di sensazioni che cova sotto la cenere. Pronto a esplodere qualora domani si riuscisse a coronare il sogno Scudetto.
VOGLIAMO RACCONTARE QUALCOSA AI NOSTRI FIGLI
”I miei giocatori sono stanchi delle riunioni. La nostra saletta video è bellissima, con poltrone comode, ma anche loro vogliono raccontare qualcosa a figli e nipoti. Se saranno bravi questa può essere la storia che saranno orgogliosi di raccontare. Sono ragazzi perfetti e umili, disponibili ad ascoltare, i ragazzi sanno dire anche qualcosa di personale. E’ nata un’amicizia vera tra i ragazzi, ne vado felice. Mi hanno ricordato – conclude il tecnico – che non ho mai vinto in Italia. Se il non compiuto da altre parti è valso per poter vivere questo con il Napoli sono contento che sia stato così”.
IL PENSIERO AI TIFOSI
”Io non devo rispondere né a Sarri né ad Allegri. Io so solo che noi il nostro campionato ce lo siamo costruito in maniera corretta per quello che è il desiderio della nostra città, l’amore dei nostri tifosi ed è soprattutto a loro e a noi stessi che dobbiamo pensare in queste partite. E’ giusto che i nostri tifosi abbiano la soddisfazione di vedere giocare un gruppo di calciatori che ce la mette tutta perché i nostri tifosi hanno fatto tanto per noi e sono stati importanti per farci arrivare a questo finale di campionato così emozionante”.
L’APPELLO PER LA FESTA
“Se riuscissimo a vincere bisogna poi saper vincere anche nei comportamenti, nel divertirsi dopo la gara – Spalletti lancia un appello -. Dobbiamo sapere che questo sport è dei bambini, e tutti domani, anche io, avremo i figli in giro per la città. Se qualcuno farà qualcosa che mette a rischio la partecipazione di altri a questa festa e soprattutto dei bambini, fa una cosa che assolutamente non si può fare. Bisogna usare il buonsenso e capire che cosa si può rischiare. È un gioco dei bambini, loro devono festeggiare se succerà quello che tutti auspichiamo avvenga”.