Fuorigrotta nel terrore a causa della faida tra Iadonisi e Troncone. Si inquadra proprio nella guerra per il predominio dei traffici illeciti nel quartiere di Fuorigrotta l’omicidio di Salvatore Capone, avvenuto alle 3 del 1° gennaio all’interno del Rione Lauro. L’uomo, considerato uno dei guardaspalle del boss Cosmo Iadonisi, aveva numerosi precedenti penali ed era considerato a sua volta un pezzo grosso della famiglia che controlla la zona. Il suo omicidio sarebbe la risposta al tentativo di ammazzare il boss di Fuorigrotta, Vitale Troncone, avvenuto il 23 dicembre in via Caio Duilio. In quella circostanza i killer (presumibilmente mandati proprio dalla famiglia rivale) colpirono la vittima anche al volto, ma Troncone nonostante la gravità delle ferite non morì. Sullo sfondo, nella genesi di questa guerra di camorra che ha tra i grandi registi il clan Licciardi, l’omicidio di Andrea Merolla, un nipote del boss Troncone, avvenuto il 10 novembre, nella stessa strada. Il giovane, si apprese in seguito, avrebbe preso parte a un pestaggio che ha avuto come vittima uno degli uomini vicini agli Iadonisi, che ha riportato danni permanenti al cervello a causa dei colpi inferti con il calcio di una pistola.
Fuorigrotta, dunque, è una polveriera. A scatenare questa apocalisse, come accennato, ci sarebbe un disegno espansionistico del potente clan Licciardi di Secondigliano che, sfruttando gli ottimi rapporti con le famiglie malavitose di Bagnoli, avrebbe lanciato l’offensiva a quelli che fino ad ora hanno comandato a Fuorigrotta. Sul tavolo milioni di euro derivanti dallo spaccio di droga e dal racket, che fanno gola ai clan, disposti a tutto pur di gestire questo flusso enorme di denaro.