Emergono altri dettagli nell’inchiesta sulla morte di Alessandro, il 13enne di Gragnano morto dopo essere precipitato dalla finestra del quarto piano dell’edificio in cui abitava. Ma oggi non si parla di questo nella piccola comunità dei monti Lattari. Oggi in città era il giorno del dolore. In Piazza San Leone, dove si affaccia l’antica chiesa di Sant’Agostino, con l’attiguo chiostro, sono stati celebrati i funerali. Una folla di persone all’interno della chiesa, il cui ingresso è stato inibito a stampa e televisioni. Fiori bianchi, striscioni e migliaia di persone ad attendere l’arrivo del feretro, scandito poi da un lungo applauso. Commozione tra i compagni di scuola e quelli della squadra di pallacanestro in cui il ragazzo giocava. “Guai a voi che ora ridete calpestando i fratelli e guai a voi perché poi piangerete ma non è una minaccia di un Dio che vuole distruggere, è la realtà se alimentiamo sentimenti negativi che ci mettono l’uno contro l’altro” – ha detto l’arcivescovo di Sorrento mons. Franco Alfano, nel corso della sua omelia. Sulla bara bianca, gli amici hanno posto una maglietta della Juventus, di cui il 13enne era tifoso e una bandiera dell’Inghilterra. Decine di palloncini bianchi nel cielo all’uscita del feretro, accompagnato dai genitori del ragazzo scortati da migliaia di persone e le note di una canzone di Blanco, di cui Alessandro era un fan. Oggi, il giorno del dolore. Domani si tornerà a parlare dell’inchiesta che dovrà accertare le cause che hanno spinto un giovane di 13 anni, di buona famiglia, bravo a scuola e inserito nel tessuto sociale, a togliersi la vita. Prevale ancora l’ipotesi del suicidio, provocato da episodi di bullismo, rispetto a quella dell’incidente. Il messaggio alla fidanzata, dal tono dell’addio, i contenuti delle chat trovate nei cellulari dei sei ragazzi (due maggiorenni e quattro minorenni) indagati per istigazione al suicidio. Questi per ora gli elementi, contestati dai legali dei sei indagati.