Greta a Davos: “Assurdo, questo è il forum che distrugge il pianeta”
A poche ore dall’atteso intervento di John Keyy, inviato Usa per il Clima, sui progressi ottenuti dalle decisioni sul cambiamento climatico, arriva l’accusa dell’attivista svedese, rilasciata pochi giorni fa dalla polizia tedesca per le proteste contro le attività estrattive di carbone negli impianti di Lutzerath.
Riecheggiando le accuse che il gruppo che accompagna Greta a Davos e nelle battaglie sul clima, hanno lanciato una petizione che supera le 90mila firme contro i manager di Big Oil che “sapevano da decenni che i combustibili fossili causano catastrofici cambiamenti climatici”.
L’ATTIVISTA SVEDESE PUNTA ACCUSA I MANAGER DI BIG OIL SUI COMBUSTIBILI FOSSILI
Rilasciata pochi giorni fa dalla polizia tedesca per le proteste contro l’espansione delle attività estrattive di carbone a Lutzerath, la ventenne attivista svedese, Greta Thunberg è asserragliata a pochi passi dai locali dove si riunisce l’élite politica, finanziaria e delle corporation di Davos.
Ma al Forum le attiviste trovano il dialogo con Fatih Birol.
DIFFICILE CENTRALE L’OBIETTIVO DELL’ABBASSAMENTO DI 1,5 GRADI DELLA TEMPERATURA DELLA TERRA
I dati dell’Agenzia internazionale dell’Energia da lui guidata, dicono, danno ragione ai ragazzi indignati: l’obiettivo di contenere il riscaldamento della terra a 1,5 gradi è perso, se non si interromperanno nuove estrazioni di gas, carbone, petrolio.
Birol non si scompone, ma cerca di girare l’accusa in un’esortazione costruttiva: se gli investimenti in energia pulita saliranno da 1.500 a 4.000 miliardi di dollari, l’obiettivo degli 1,5 gradi si raggiunge e non c’è bisogno di allargare le estrazioni di combustibili.
A Davos in fondo c’è speranza: i grandi capitali globali hanno capito che il riscaldamento climatico può trasformarsi in un cataclisma economico e finanziario, e ora anche gli Usa hanno scelto un maxi-piano green da 269 miliardi di dollari.