“Ho vinto ma ora cambio il calcio”. Così DeLa si racconta su Repubblica
Ha vinto. Ma adesso promette: “ora cambio il calcio”. E’ questo il titolo dell’intervista-confessione del direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, al presidente del Napoli, Aurelio De Laurentis.
Il produttore cinematografico veste subito i panni del riformatore e, come ha abituato tifosi e addetti ai lavori, fa l’elenco della spesa di tutto, o quasi, quello che non va nel pianeta calcio made in Italy.
LA MIA IDEA SUL CAMPIONATO? INIZIAMO IL 1° APRILE FINO AD OTTOBRE
“Io avrei un’idea – afferma il patron del Napoli – perché giocare con la neve, la pioggia o la grandine?”. E risponde così alla domanda del direttore di Repubblica sul tema della durata dei campionati: “Non potremo cominciare in tutta Europa il 1° aprile? In 7 mesi fino ad ottobre si potrebbero disputare campionati nazionali e Coppe europee”.
E poi non risparmia critiche a Uefa e Fifa, suoi bersagli preferiti, tacciate di “egocentrismo ed egoismo”. “Ho calciatori che vanno e vengono dal Sudamerica o dall’Asia in 48 ore e poi devono giocare da noi il giorno dopo: follia”.
PER IL DIRETTORE DI REPUBBLICA E’ UN VISIONARIO DEL CALCIO
Un visionario del calcio, per Molinari che mette in dito nella piaga degli stadi. “Io agli stadi celebrerei matrimoni e le prime comunioni. Il campo è sottostimato e sottoutilizzato”. Poi si lancia oltre e si rivolge ai giovani:”Abbiamo lo stadio virtuale e dobbiamo combattere la pirateria (il riferimento è alla pay tv “pezzotta”) che in otto anni ha portato via oltre due milioni di abbonati.
Prima di gongolare sulla vittoria dello scudetto e raccontare ancora una volta la storiella dei giocatori demotivati e dei contrasti prima con Ancelotti e poi con Gattuso, De Laurentiis insiste sul “suo” campionato europeo. “L’ho messa un po’ da parte, senno si arrabbiano tutti. Bisognerebbe portare sul tavolo 10 miliardi, non i 4-5 che l’Uefa si appresta a garantire oggi.
A SORPRESA IL SUO GIOCATORE PIU’ AMATO: EDISON CAVANI
E poi una dedica finale al suo amore calcistico di sempre, o meglio da quando acquisto il titolo del Napoli. “Nel Palermo vedevo questo giocatore con i capelli lunghi. Era Cavani. “Lo vuoi mi disse Zamperini? Dopo due ore era nel mio ufficio”.
C’è ancora qualcosa che non sappiamo di Aurelio De Laurentiis? – si chiede il direttore di Repubblica – . “Sono un grandissimo casinaro. Mio padre invece era un dolcissimo diplomatico”. Così si spiega tutto. O quasi, di questo scudetto rivoluzionario numero tre.