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“Il Lucernario”: l’esperimento di teatro|cinema diretto da Francesco Saponaro dedicato alla morte del 21enne Salvatore

Quando un museo civico dell’800 diventa il cantiere per l’arte e i giovani allora siamo a Napoli. Nel 2018 la cooperativa sociale “Me Ti” ha partecipato e vinto il bando SIAE “Per chi crea”. Il progetto prevedeva la costruzione di uno spettacolo teatrale originale attraverso residenze artistiche. L’obiettivo del progetto è l’esplorazione radicale della relazione tra il sacro e il profano partendo da due eccellenze territoriali: il Museo Filangieri e il Museo del Tesoro di San Gennaro, entrambi in via Duomo. Su questo asse, in un’altalena temporale tra cronaca e scrittura scenica, sta nascendo Il Lucernario, una residenza artistica sviluppata attraverso azioni performative site-specific ispirata alla morte sul lavoro di Salvatore, garzone di bar che nel luglio 2018, per arrotondare, accettò un lavoro extra a nero precipitando dal quarto piano e morendo. Il segmento conclusivo della residenza è curato dal regista Francesco Saponaro, impegnato da alcune settimane a dirigere un cast di giovani interpreti che in questo processo di elaborazione creativa è chiamato a interpretare una costellazione di ruoli che oscillano tra passato storico e presente urbano. La prima parte della residenza ha visto la raccolta e l’analisi di documenti dagli archivi dei due musei. La seconda ha coinvolto due autori – coordinati dallo scrittore e sceneggiatore Massimiliano Virgilio – nella stesura di un testo che prendeva spunto dai materiali reperiti nelle ricerche e dalle storie preesistenti sul territorio in cui insistono le due istituzioni museali.

È ora in pieno svolgimento la terza e conclusiva parte del progetto: un’intensa e quotidiana azione di ricerca creativa riservata a cinque attrici/attori finalizzata alla creazione di un’azione performativa a partire dalla drammaturgia originale e che il regista Francesco Saponaro ha deciso di elaborare in una sceneggiatura filmica attraverso la formula innovativa di un video_drama che fonde il lavoro di messa in scena teatrale con la video arte e il documentario, in un dialogo serrato con il prezioso patrimonio artistico e le suggestioni del Museo Filangieri.

In seguito alla residenza artistica lunga un mese, e con la supervisione di Saponaro, tanti spazi e sale del Museo Filangieri mutano e, in emergenza di pandemia, si trasformano in spazio scenico e set cinematografico, assecondando, in una logica di sconfinamento contemporaneo dei linguaggi, quel principio illuminista|progressista che ne stabilì la genesi a fine Ottocento grazie alla filantropia di Gaetano Filangieri, principe di Satriano. Ogni ambiente (dalla biblioteca ai dipinti, dalle armi africane e persiane alle maioliche, armature, ceramiche), magicamente si trasforma in atelier per la rappresentazione, che vedrà il debutto online in streaming a giugno 2021.

Il video_drama, nell’impossibilità di tenere uno spettacolo cui possa partecipare il pubblico in presenza, garantisce la realizzazione della pièce in una edizione sui generis che riassume questo singolare e avventuroso esperimento. Prima che – appena sarà possibile – si debutti ufficialmente in sala. Guidata da Francesco Saponaro, la giovane compagnia è pronta a scommettere sull’audace intreccio dei linguaggi, come racconta il regista: “Dall’originale drammaturgia di impianto più strettamente teatrale, Il Lucernario ha assunto una sintassi di natura cinematografica. Fa fede – è il caso di ribadirlo – in particolare una scena da tabernacolo agita interamente sulla scala lignea del Museo. Il miracolo, aggiungo, in questo caso è salvarsi per guadagnare qualche spicciolo in più e provare a sopravvivere. È in scena l’innocenza della gioventù e delle classi proletarie. In questo gioco bizzarro troviamo accoglienza nel Palazzo di un intellettuale eclettico e illuminato, Gaetano Filangieri, che ha donato la sua collezione alla città allo scopo di emancipare le vite degli ultimi. In questo cantiere creativo proviamo ad agire muovendo dai conflitti dell’iperrealismo drammatico in linea con la lezione di Pier Paolo Pasolini. M’interessa ancor di più in fase di pandemia raccogliere lo studio/sviluppo di progetti di formazione e ricerca carichi di necessità e di impegno civile, lontani dai clamori della produzione mainstream, come questo a cui ho aderito e che lascia emergere la coscienza del lavoro conquistato con sacrificio e l’equilibrio precario degli ultimi, vittime dimenticate di una città spesso colpevolmente distratta. È una storia che grazie alla scrittura di Fabio Pisano e Alberto Bile, coordinati dallo scrittore Massimiliano Virgilio, ed elaborata da me e dagli attori durante la residenza artistica, parte da un tragico ‘fatto di cronaca’ per rendersi simbolica e universale”.

In cerca di un sacrosanto diritto alla felicità, lo spazio privilegiato di via Duomo continua costantemente a “essere con la gente”, come evidenzia il suo direttore Paolo Iorio. Il Lucernario permetterà ai web-spettatori di confrontarsi con speciali opere custodite nel museo: dalla Testa di San Giovanni Battista di Jusepe de Ribera all’Incontro dei santi Pietro e Paolo condotti al martirio di Mattia Preti. In questa altalena atemporale, un valore inestimabile assume il tempo libero, sospeso tra dolore per la perdita e abbondanti dosi di ironia, ritualità fondamentaliste e credenze popolari. Non secondaria, in conseguenza di questo progetto, è la consapevolezza cui si può giungere attraverso gli strumenti culturali. In rima tra sorte e morte, il miracolo vero è salvarsi. Poiché la disgrazia, prim’ancora che le morti bianche, è la mancanza di diritti.

Il Museo Filangieri, nel quattrocentesco Palazzo Como, è un’area policulturale già museo civico di Napoli nato alla fine dell’Ottocento in contemporanea alle operazioni di Risanamento di alcuni quartieri della città, proprio con le intenzioni di formare i giovani alla cultura, al diritto, al pensiero. Creativo e umano. Una eredità che va aldilà dei secoli.

La collezione che [in seguito a un incendio e alle devastazioni degli eventi bellici del 1943] era stata sparpagliata include, fra le altre, armi giapponesi, armi persiane, armi indiane, carabine, maioliche, vasi, fucili arabi, spadini e sciabole del Regno delle due Sicilie, libri, elmi, statue, busti, cinture di castità, porcellane, dipinti di Andrea Vaccaro, Micco Spadaro, Luca Giordano e Domenico Morelli.

Riepilogo tre sono le fasi del progetto:

  • la prima, di ricerca e studio, che si è sviluppata negli archivi del Museo Filangieri e del Museo del Tesoro di San Gennaro;

  • la seconda, coordinata dallo scrittore e sceneggiatore Massimiliano Virgilio, con la partecipazione di due stagisti-autori (Fabio Pisano e Alberto Bile), che hanno dato vita al testo drammaturgico da rappresentare;

  • la terza, coordinata dal regista Francesco Saponaro, supervisore-direttore del video-drama ispirato al testo/drammaturgia.

Il team coinvolto nell’intera avventura è composto da: Antonella Pisano e Nicoletta Pezza (ricerca e archivistica), Alberto Bile e Fabio Pisano (drammaturgia), Luigi Bignone, Riccardo Marotta, Nicola Conforto, Ivan Iuliucci, Francesca Borriero e Ianua Coeli Linhart (cast in scena|in video), Riccardo Marotta (aiuto regia e responsabile troupe video FAC), Giulia Eleonora Zeno (assistente realizzazione progetto scenico-video).

sintesi|scheda residenza artistica|video_drama IL LUCERNARIO

drammaturgia Fabio Pisano e Alberto Bile | supervisione di Massimiliano Virgilio

aiuto regia e responsabile troupe video FAC Riccardo Marotta

assistente realizzazione progetto scenico-video Giulia Eleonora Zeno

regia Francesco Saponaro

durata 30’

personaggi:

Gaetano Filangieri [Riccardo Marotta]

Ragazzo [Luigi Bignone]

Ragazza [Ianua Coeli Linhart]

Parenti di San Gennaro: [Francesca Borriero è Patrizia; Nicola Conforto è Nanà; Ivan Iuliucci è Sisinella]

Cronaca e allegoria si rincorrono, convivono e si ritrovano alleate in questo esperimento che si compone di un linguaggio duplice: lo studio creativo da palcoscenico e la geometria da cinema.

In otto scene, tra simbologie e giaculatorie, si oltrepassano i vincoli metropolitani della città di Napoli e si giunge in una realtà ultraterrena. Familiarizzando prima con le Operette Morali di Giacomo Leopardi – che innervano una porzione del testo – poi evocando le liriche strazianti di Fravecature di Raffaele Viviani. Con un omaggio, infine, assai intuibile alla poetica attoriale di Enzo Moscato.

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