La pioggia improvvisa di ieri ha dato una grande mano agli oltre 150 tra vigili del fuoco, militari dell’esercito e addetti della protezione civile, impegnati da giorni nelle operazioni di spegnimento delle fiamme che hanno distrutto 500 ettari di vegetazione del parco nazionale del Vesuvio nei territori dei comuni di Terzigno, Torre Annunziata e Ottaviano.
Le inchieste per incendio doloso e disastro ambientale
Sono due le procure della provincia di Napoli a indagare sulle cause del devastante rogo che ha colpito il vulcano. Al fascicolo già aperto dalla procura di Nola, competente sul territorio di Terzigno dove avrebbe avuto inizio l’incendio, si è aggiunta quella di Torre Annunziata. L’ipotesi è che a scatenare l’incendio sia stato un atto doloso o di incoscienza, come l’accensione di un fuoco su sterpaglie o rifiuti da smaltire illegalmente. Finora però non sarebbero stati raccolti elementi di prova. Sul caso è al lavoro anche una task force investigativa di specialisti appositamente costituita dall’Arma dei carabinieri. Si tratta ora di individuare chi dovrà pagare per un disastro ambientale ed economico dai danni calcolabili. Un bilancio che si potrà iniziare a fare in questi giorni, visto che ieri sera per la prima volta da venerdì dal satellite non si vedevano più focolai attivi.
La voce dei sindaci
Hanno parlato subito di pista dolosa i sindaci dei comuni del parco nazionale del Vesuvio, chiedendo siano individuati i responsabili, quando l’hanno visto bruciare. Di nuovo, come nel 2017. 75 i milioni allora stanziati per recuperare le aree distrutte e per misure di prevenzione di nuovi incendi. L’ipotesi per la magistratura torrese è che a scatenare l’incendio sia stato un atto doloso di uno o più piromani o di qualcuno mosso da comportamenti spregiudicati. Non si può escludere si sia trattato dell’accensione di un fuoco su sterpaglie e rifiuti da smaltire illegalmente in uno dei tanti terreni abbandonati, che potrebbe avere dato il via all’incubo. E si lavora sulle immagini della videosorveglianza in una vasta area.
Al via operazioni bonifica
Continua la bonifica dei boschi, con il contributo di volontari arrivati anche da Lombardia e Piemonte. Uomini della Protezione Civili e dell’Esercito presidiano le strade dei comuni interessate. L’aspetto ambientale al momento sembra essere quello più compromesso, visto che le abitazioni non state lambite dalle fiamme e non si sono verificati danni ingenti alle coltivazioni agricole. Solo l’1% dei 260 ettari di vigne del Lachrima Christi vesuviano sono state colpite, ha reso noto l’assessorato all’Agricoltura della Regione Campania. La dirigenza del parco nazionale del Vesuvio valuterà a breve l’eventuale riapertura sei sentieri per gli escursionisti. L’allerta nazionale per il momento resta