Napoli è una città che può essere raccontata anche attraverso il caffè. Non inteso come la bevanda, ma facendo riferimento ai luoghi, spesso divenuti veri e propri salotti culturali, dove viene servito con le tradizionali 3 C… caldo, carico e comodo. Divenuta icona internazionale la tazzulella di caffè è decantata un tutto il mondo ed è uno de simboli della città all’ombra del Vesuvio. Le caffetterie storiche sono note, su tutte lo splendido caffè Gambrinus che troneggia in piazza Trieste e Trento.
IL GAMBRINUS, DAL 1860 MA CON QUALCHE STOP FORZATO
Nato nel 1860, poi chiuso nel 1938 per una decisione del regime fascista, è stato poi rilevato negli anni ’70 dalla famiglia Sergio che tutt’oggi lo conduce insieme ai Rosati. Sono tantissimi i personaggi famosi che lo hanno frequentato, così come i presidenti della repubblica italiana che quando arrivano a Napoli, non possono negarsi il caffè del Gambrinus. Da Jean-Paul Sartre a Ernest Hemingway, Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach e Benedetto Croce, fino a Matilde Serao che con il marito Edoardo Scarfoglio tra quegli stucchi e quei marmi, fondò Il Mattino 130 anni fa.
CAFLISH, OGGI SOLO UN RICORDO
Prima del Gambrinus, e forse il primato assoluto della caffetteria in città, è detenuto da Caflish. Nel 1825 approdò in Italia dalla Svizzera e poi a Napoli, dove negli anni il panettiere divenne pasticciere e in seguito aprì il suo bar. Di cui si hanno solo memorie remote.
IL PRIMATO DEL BAR CIMMINO
Ma c’è un solo bar in città ancora in fiorente attività che da quasi 100 anni ha sede nello stesso posto e sforna prelibatezze, affiancate al tradizionale caffè. Si tratta del Bar Cimmino, oggi Gran Caffè, in via Filangieri 12 su piazzetta Rodinò. Fondato da Vincenzo Cimmino nel 1930, aveva in principio un solo ingresso, poi divennero due (quelli attuali) e grazie a una tradizione familiare che si è intrecciata con la passione e la capacità imprenditoriale, è riuscito a superare indenne anche il conflitto bellico.
I RICORDI DI PAOLA CIMMINO
I ricordi più vivi risiedono nelle parole di Paola Cimmino, che oggi da Londra guarda con un pizzico di nostalgia la creatura di famiglia: “Ricordo i profumi e i sapori della pasticceria, i meravigliosi gelati e naturalmente il caffè”.
Il nonno lavorava presso la Banca d’America e d’Italia ma quando nel 1929 un avvocato amico lo avvisò di quello che sarebbe accaduto di lì a poco, decise di assecondare l’antica passione e con la liquidazione aprì il bar.
“Già all’epoca era un bar pasticceria – racconta Paola Cimmino – La famiglia viveva nei locali al piano di sopra, era come si direbbe “casa e bottega”. Il suocero si svegliava alle 3 del mattino per avviare il fuoco nell’unico forno che sarebbe stato utilizzato per realizzare prelibatezze”.
NEANCHE LA GUERRA FERMO’ I LABORATORI DI PASTICCERIA
Durante la guerra tutta la famiglia lavorava nei locali ma scarseggiavano le materie prime, dunque ci si industriava. Poi arrivarono gli americani e i Cimmino avviarono un business molto fiorente, potendo contare su prodotti di prima qualità e clientela che cresceva.
“Quando ero bambina mi divertiva molto vedere i pasticcieri all’opera – dice ancora Paola Cimmino -, intenti a maneggiare prodotti di prima qualità e a creare dolci divenuti poi famosissimi. Solo la qualità ha sempre pagato e ha consentito all’attività di diventare un punto di riferimento per le famiglie della zona e per i turisti”.
Non c’era festa, ricevimento o manifestazione, che non si servisse della pasticceria Cimmino. I famosi fazzoletti, una sorta di brioches chiusa ai quattro lati con cuore di crema e amarena, campeggiavano anche nei banconi dello chalet di Ciro a Mergellina. Il latte di mandorla artigianale o il gelato di anguria, un must irrinunciabile.
IL CAMBIO DI PROPRIETA’
Poi intorno agli anni ’80 Eduardo Cimmino, papà di Paola e figlio del fondatore Vincenzo, decise di passare la mano e vendette ad alcuni imprenditori. Successivamente ci fu un periodo di decadenza, dove il bar perse smalto ed appeal, fino alla fine degli anni ’90 quando grazie all’intuizione dei nuovi proprietari la struttura si dotò di una pedana dove tutt’oggi ci sono tavolini per il servizio all’aperto e Piazzetta Rodinò venne pedonalizzata. Una nuova vita e l’idea di portare nuove tendenze a Napoli con la tradizione dell’aperitivo, del quale il Cimmino ha senz’altro la primogenitura in città. Dunque, con i 100 anni nel mirino, l’attuale proprietà, che a sua volta l’aveva rilanciata e ora riacquistata, punta sulla tradizione, provando a ritrovare nelle radici i segreti per proseguire sulla strada del successo. Magari rielaborando sapori e prodotti antichi, tenendo sempre alta la qualità delle materie e del servizio alla clientela. In attesa della grande festa per il centenario.