domenica, Luglio 6, 2025
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L’accesso alle cure odontoiatriche in Italia: criticità, rischi sanitari e costi indiretti per il SSN

L’accesso alle cure odontoiatriche in Italia: criticità, rischi sanitari e costi indiretti per il SSN

L’accesso alle cure odontoiatriche si inquadra nel diritto alla salute, riconosciuto come diritto fondamentale dalla Costituzione italiana. Le prestazioni sanitarie, incluse quelle odontoiatriche, sono regolate sia a livello nazionale che regionale ed è garantita la tutela dell’integrità psico-fisica dei lavoratori e dei cittadini in generale (“La tutela dell’integrità psico-fisica dei lavoratori è garantita dalla Costituzione (artt. 2, 32, 35 e 41 Cost.) come principio assoluto, che non ammette sconti a fattori quali l’ineluttabilità, la fatalità, la fattibilità economica e produttiva nella predisposizione di condizioni ambientali sicure e salubri.”) 1.

Il diritto alle cure sanitarie, comprese quelle odontoiatriche, si fonda sul principio di uguaglianza e universalità dell’accesso, con particolare attenzione alle situazioni di bisogno, svantaggio e fragilità sociale, anche in relazione a patologie croniche o rare (“è tutelato il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona”“nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge” – art. 1, commi 1 e 5, L. 219/2017) 

 

In Italia, l’accesso alle cure odontoiatriche rappresenta una delle maggiori criticità del sistema sanitario nazionale (SSN), caratterizzato da un forte squilibrio tra domanda di salute orale e offerta pubblica. Nonostante la salute orale sia parte integrante del benessere generale, l’odontoiatria pubblica copre solo una quota residuale dei bisogni della popolazione, determinando disuguaglianze marcate e ricadute sanitarie ed economiche rilevanti.

Secondo i dati ISTAT e del Ministero della Salute, oltre l’80% delle prestazioni odontoiatriche in Italia è erogato da strutture private, con una spesa a carico diretto delle famiglie che si attesta a circa 10 miliardi di euro all’anno. Solo il 3-5% delle prestazioni viene erogato attraverso il SSN, in forte contrasto con altri Paesi europei dove l’offerta pubblica è più strutturata (es. Francia, Germania, Regno Unito).

Le prestazioni garantite dal SSN sono limitate a situazioni di particolare vulnerabilità (età pediatrica, disabilità, fragilità socioeconomica), ma l’accesso effettivo è condizionato da una rete ambulatoriale insufficiente, lunghe liste d’attesa e carenza di personale odontoiatrico nelle strutture pubbliche. Questo crea un effetto paradosso: le fasce più fragili, che teoricamente avrebbero diritto alle cure, sono spesso le meno in grado di accedervi nei tempi e modi necessari.

 

L’assenza di cure odontoiatriche adeguate comporta un aggravamento delle patologie orali, con evoluzione da quadri prevenibili a condizioni complesse e invalidanti. Le principali conseguenze sanitarie includono:

  • Parodontopatie avanzate: con perdita dei denti, alterazioni dell’occlusione e impatto funzionale sull’alimentazione.
  • Ascessi e infezioni dentali: spesso non trattati tempestivamente, evolvono in flemmone, cellulite odontogena, osteomieliti e, nei casi estremi, in infezioni sistemiche (sepsi).
  • Complicanze sistemiche: numerosi studi confermano l’associazione tra patologie orali non trattate e malattie cardiovascolari, diabete scompensato, esiti avversi in gravidanza, e aumento del rischio di polmoniti batteriche, soprattutto negli anziani.

La mancata prevenzione e cura si traduce, dunque, non solo in un peggioramento della qualità di vita, ma anche in un rischio aumentato di morbilità sistemica.

Sebbene l’odontoiatria pubblica in Italia riceva una quota minima del finanziamento del SSN (inferiore all’1%), le conseguenze della mancata assistenza odontoiatrica generano costi indiretti molto elevati:

  • Accessi impropri in pronto soccorso: secondo uno studio condotto in Lombardia, il 2-3% degli accessi in PS è per patologie odontoiatriche, che potrebbero essere gestite in ambito ambulatoriale. Ciò comporta un aggravio in termini di risorse e inappropriatezza assistenziale.
  • Ospedalizzazioni evitabili: complicanze infettive orali portano a ricoveri per drenaggi chirurgici, antibioticoterapie endovenose e terapie intensive, con costi medi per episodio tra 3.000 e 10.000 euro.
  • Aumento del fardello della malattia cronica: come nel caso del diabete e delle malattie cardiovascolari, il peggioramento dei quadri clinici secondario a infezioni orali non trattate comporta maggiore utilizzo di farmaci, visite specialistiche e ricoveri.
  • Costi sociali e produttivi: la perdita di giornate lavorative, l’assenteismo scolastico nei minori e l’impatto psicologico della malattia dentale (alitosi, edentulia, dolore cronico) hanno effetti negativi indiretti ma significativi.

 

Le prestazioni odontoiatriche offerte dal SSN sono limitate e generalmente riservate a determinate categorie di cittadini considerate più vulnerabili (minori, anziani, persone con patologie gravi, disabili, soggetti a basso reddito). L’ambito delle prestazioni offerte dal SSN è stabilito nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), che individuano le prestazioni garantite su tutto il territorio nazionale.

Le prestazioni odontoiatriche rese nell’ambito di strutture pubbliche o convenzionate possono essere gratuite o soggette al pagamento di un ticket, a seconda della tipologia della prestazione e della situazione personale e reddituale dell’assistito (“In caso di ricovero di un anziano in un istituto di assistenza e ricovero la detrazione non spetta per le spese relative alla retta di ricovero e di assistenza, ma solo per le spese mediche che devono essere separatamente indicate nella documentazione rilasciata dall’istituto.”)

 

La letteratura scientifica e i modelli internazionali suggeriscono che un investimento in odontoiatria pubblica di base, focalizzato su prevenzione, screening e cura dei quadri semplici, sarebbe non solo equo ma anche economicamente vantaggioso nel medio-lungo periodo.

Le principali proposte includono:

  • Estensione del livello essenziale di assistenza (LEA) per l’odontoiatria, includendo controlli periodici, igiene orale professionale e cure conservative basilari.
  • Sviluppo di ambulatori odontoiatrici territoriali integrati nelle Case di Comunità e negli ambulatori infermieristici.
  • Convenzionamento con strutture private a tariffe calmierate, per aumentare la capacità erogativa mantenendo il controllo pubblico.
  • Campagne nazionali di educazione e prevenzione in età scolare e per le categorie fragili.

La carenza di odontoiatria pubblica in Italia è un problema sistemico che espone milioni di cittadini a rischi sanitari evitabili, con conseguenze rilevanti anche in termini economici per il SSN. Intervenire su questo fronte non è solo un atto di giustizia sociale, ma anche una strategia sanitaria razionale ed efficiente. L’odontoiatria deve uscire dalla sua “nicchia” e rientrare a pieno titolo nella sanità pubblica universale e integrata.

Conseguenze della mancata effettuazione di cure odontoiatriche necessarie

La questione riguarda le implicazioni giuridiche, sanitarie, familiari e fiscali derivanti dalla mancata effettuazione di cure odontoiatriche indicate come necessarie da un medico, con particolare attenzione ai riflessi sui minori o incapaci, sulle responsabilità civili e personali e sulle detrazioni fiscali relative alle spese non sostenute.

Effetti sulla salute

La rinuncia alle cure odontoiatriche può peggiorare lo stato di salute orale e generale del paziente. Tuttavia, la scelta se sottoporsi o meno a cure rientra nell’ambito dell’autodeterminazione personale, purché sia stata fornita adeguata informazione sui rischi e sulle conseguenze dell’omissione (“il paziente ha diritto di conoscere […] le conseguenze dell’eventuale rifiuto dell’accertamento diagnostico o del trattamento sanitario o della rinuncia ai medesimi.”)

Responsabilità del medico

Il medico ha l’obbligo di informare il paziente in modo completo e comprensibile e di acquisirne il consenso informato prima di ogni trattamento (“A fornire al paziente le informazioni sugli accertamenti diagnostici e sui trattamenti sanitari e acquisirne il consenso è, di regola, il sanitario che deve effettuare quegli accertamenti e trattamenti (Cass. 23 maggio 2001 n. 7027).”) 6. Qualora il paziente, debitamente informato, rifiuti la cura, il medico non incorre in responsabilità civile o penale per le conseguenze della mancata cura, salvo che non vi sia stato un deficit informativo o una violazione degli obblighi di diligenza, prudenza e perizia (“La colpa medica si sostanzia nell’inosservanza delle regole generali di diligenza, prudenza e perizia…”)

 

Responsabilità civile per il medico e risarcibilità del danno

La mancata informazione al paziente circa la necessità e le conseguenze delle cure può esporre il medico a responsabilità per lesione del diritto all’autodeterminazione, anche se il trattamento non è stato effettuato (“a causa del deficit di informazione, il paziente non sia stato messo in condizione di assentire al trattamento sanitario con una volontà consapevole delle sue implicazioni, consumandosi, nei suoi confronti, una lesione di quella dignità che connota l’esistenza…”) 12.

Tuttavia, la lesione del diritto all’autodeterminazione non configura automaticamente un danno risarcibile: occorre che il paziente alleghi e provi specifici pregiudizi subiti a causa dell’omessa informazione (“La lesione del diritto all’autodeterminazione non configura, ipso facto , un danno risarcibile, derivante cioè esclusivamente dall’omessa informazione del paziente, attesa l’impredicabilità di danni in re ipsa nell’attuale sistema della responsabilità civile (Cass. 11 novembre 2019 n. 28985, Cass. 26 agosto 2020 n. 17806). È, dunque, indispensabile ai fini risarcitori che il paziente alleghi specificamente e provi quali pregiudizi, diversi dal danno alla salute eventualmente derivato, abbia subito in conseguenza dell’omessa informazione (Cass. 4 novembre 2020 n. 24471).”)

 

(FONTI: Dott Antonio Marsiglia, Odontoiatra – Avv. Riccardo Vizzino Avvocato, Responsabile nazionale di Civicrazia contro le truffe)