domenica, Novembre 24, 2024
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Le piaghe da decubito: un fenomeno evitabile

LE PIAGHE DA DECUBITO: UN FENOMENO EVITABILE

Le piaghe da decubito sono una temibile complicazione di tutte le patologie che costringono il paziente, soprattutto se anziano, a letto o su una sedia a rotelle, in posizione obbligata per lunghi periodi di tempo. Oltre il 75 % degli anziani ospedalizzati over 65 sono vittime di questo grave atto di malasanità!

Il problema delle piaghe da decubito è uno dei grandi mali dell’assistenza ospedaliera. Pur conosciute e note per la loro pericolosità sulla salute della persona, in quanto il problema si pone soprattutto per soggetti allettati o privi di conoscenza e quindi in situazione di spiccata debolezza, si approvano protocolli di buone pratiche cliniche che, tuttavia, rimangono inapplicati

NEGLIGENZA DEL PERSONALE

In considerazione del fatto che con un’adeguata assistenza e con l’utilizzo di ausili antidecubito come materassi, cuscini, ecc., è possibile evitare questo problema, appare abbastanza evidente che le piaghe da decubito siano la conseguenza della negligenza del personale sanitario che doveva occuparsi di quel determinato paziente. Infatti, la giusta strategia per prevenire questo danno spesso non viene messa in atto come dovrebbe fin dalle prime ore di ricovero e come prescrive il protocollo.

A tal proposito, va evidenziato, altresì, che il numero degli operatori sociosanitari (OSS) nei reparti ospedalieri (specie in quelli riservati ai lungodegenti) pone a serio repentaglio la salute dei pazienti particolarmente deboli, i quali ultimi sono letteralmente abbandonati a sé stessi.

La ciliegina sulla torta è rappresentata, poi, dal fatto che, in ragione della carenza di OSS cui s’è appena fatto cenno, sono spesso gli infermieri – professionisti muniti tanto di laurea e quanto di una qualificazione più elevata, potendo essi somministrare i farmaci prescritti dal personale medico – a dover supplire: questa prassi configura, invero, un evidente demansionamento (art. 2103 del Codice Civile), poiché le figure in questione non sono certo state assunte per assolvere a compiti di carattere alberghiero e di supporto al degente nell’assorbimento delle funzioni quotidiane.

LA BATTAGLIA DELLO STUDIO LEGALE VIZZINO

Lo Studio Legale Vizzino ha da tempo intrapreso – e tuttora sta portando avanti – una lunga battaglia di civiltà contro l’incuria dei dirigenti ospedalieri, che ignorano il problema perché impuniti sino ad ora.

Non va dimenticato, poi, che diversi Tribunali, in alcune pronunzie rilevanti, hanno ritenuto sussistere la responsabilità dell’ospedale quando, per negligenza nell’assistenza, fa insorgere piaghe da decubito nei malati allettati soprattutto quando sono anziani e maggiormente indifesi.

L’ospedale è ritenuto responsabile di una lesione grave e permanente all’integrità psico-fisica del paziente e di un danno ai parenti più stretti, che hanno assistito con grande sofferenza al calvario del padre sopportandone le conseguenze morali e materiali.

Il problema delle piaghe da decubito nei malati ospedalizzati è una vera “piaga” dell’assistenza sanitaria e deve essere combattuta con forza e senza tentennamenti. Se compaiono significa che ci troviamo di fronte ad una pessima assistenza sanitaria.

UN PROBLEMA AD ALTO IMPATTO SOCIALE

Le piaghe da decubito sono un problema ad alto impatto sociale: le previsioni dicono che un adulto anziano su quattro soffrirà di ulcere da pressione.

Meno autosufficiente è la persona malata, più è elevato il rischio di lesioni da decubito, più gravi sono le ulcere che si determinano: tutto questo rende, com’è ovvio, altamente complesso l’iter di guarigione.

Le piaghe in questione non sono una patologia, ma una condizione che insorge in pazienti ospedalizzati ai quali non viene data la dovuta assistenza.

Quello che deve essere combattuto è l’indifferenza delle strutture sanitarie di fronte a questo grave problema e l’ignoranza di chi dovrebbe occuparsi di assistere il malato e non lo fa. La difficoltà di riconoscere la responsabilità e la mancanza di norme sanzionatorie specifiche, ha permesso che si creasse una diffusa impunità che, oggi sta venendo meno grazie alle sentenze dei vari tribunali (ROMA, MILANO).

COME POSSONO ESSERE PREVENUTE LE PIAGHE DA DECUBITO? E COSA ANDREBBE GARANTITO AI PAZIENTI DOPO IL RICOVERO?

Nella prevenzione delle lesioni da decubito l’assistenza deve essere finalizzata ad eliminare o a ridurre i principali fattori di rischio. Esaminiamo di seguito alcuni importanti accorgimenti.

La prima e più importante misura consiste nell’attuare un frequente e regolare cambio di posizione dell’infermo (almeno ogni due ore) sia di giorno che di notte: se non si interviene in questo senso ogni altro trattamento è destinato a rivelarsi inefficace. Si alternerà la posizione sui due fianchi con quella supina e si ricorrerà per brevi periodi a quella prona, se viene tollerata. Se si utilizza la posizione semiseduta (sempre per non più di due ore) andrà contrastata la tendenza del corpo a scivolare in avanti con l’uso di opportuni appoggi o cuscini per evitare il rischio di lesioni da sfregamento della pelle contro le lenzuola o il piano di appoggio. Il cambio di posizione va eseguito sollevando o ruotando delicatamente il malato e non strisciando il suo corpo sul letto.

IL LETTO

Le lenzuola devono essere morbide, ben distese e senza rammendi o cuciture grossolane e quando sono bagnate vanno subito sostituite. Assolutamente da evitare il contatto diretto della pelle con materiale impermeabile (tele cerate o di gomma). Quando questi presidi si rendono necessari vanno collocati sotto una traversa di tessuto morbido e assorbente. Dal piano del letto devono essere scrupolosamente eliminati eventuali corpi estranei. Anche se di volume modesto o apparentemente banali (es. briciole di pane) potrebbero diventare ugualmente causa di escoriazioni.

Un altro dettaglio rilevante va identificato nel mancato monitoraggio circa lo stato dei materassi: questi ultimi, oltre ad essere spesso di infima qualità, sono facilmente soggetti a deformazioni – specie dopo la degenza di pazienti particolari -, la qual cosa sicuramente non giova a coloro che, non certamente per scelta, vanno a ricoverarsi dopo.

IMPORTANZA DELL’IGIENE

Va poi segnalato che l’igiene delle regioni più vulnerabili, soprattutto in caso di incontinenza, rappresenta un’altra condizione irrinunciabile per la prevenzione delle ulcere. È bene effettuarla con acqua e detergenti acidi meglio se liquidi, asciugando bene le parti con leggero tamponamento.

DIETA SANA

Garantire una dieta sana e fargli fare ginnastica per migliorare la circolazione. Praticata con regolarità, la ginnastica migliora la circolazione e può contribuire ad attenuare un aumento della pressione. Con il passare degli anni la pelle tende a divenire più fragile; tuttavia, una dieta sana ed equilibrata aiuta a mantenerla in buone condizioni e perciò a renderla più resistente alle lesioni da decubito: per tal ragione, urgerebbe una riforma legislativa tesa a garantire la presenza, in corsia, di nutrizionisti aventi il compito di supportare i medici preposti alla cura dei malcapitati, mediante la predisposizione di una dieta personalizzata per ciascun paziente.

Non si trascuri che, allorquando viene ricoverato presso una struttura sanitaria pubblica o privata, il paziente conclude con la stessa il cd. “contratto di spedalità”, grazie al al quale gli si deve garantire il costante monitoraggio teso ad evitare l’insorgere, data la presumibile incapacità motoria totalmente o anche parzialmente limitata, delle predette piaghe da pressione. Pertanto, la struttura non solo deve evitare l’insorgenza della piaga ma anche provvedere all’immediata cura della stessa.

IL RUOLO DI FISIOTERAPISTI E POSTUROLOGI

Un’attività siffatta andrebbe esercitata con l’ausilio di fisioterapisti e posturologi qualificati, disponibili (a rotazione) ventiquattro ore su ventiquattro: difatti, mantenere una postura corretta è fondamentale per impedire la formazione delle piaghe di che trattasi.

Le piaghe di che trattasi, però, possono insorgere anche durante il periodo successivo alla degenza, specie in soggetti anziani e/o non autosufficienti: il possibile rimedio a tale problematica è da individuarsi nello stanziamento di fondi per la realizzazione di strutture, pubbliche o convenzionate, ove il paziente dimesso, costantemente assistito dalle figure professionali supra individuare, possa effettivamente riabilitarsi e riacquistare l’anelata salute.

Limitarsi a rimandarlo a casa, dunque, non gli è affatto d’aiuto: infatti, se un ultrasessantenne (od una persona a mobilità ridotta) che non ha l’appoggio dei propri cari viene letteralmente abbandonato a sé stesso dopo la dimissione!

Altro particolare che, purtroppo, si tende a sottovalutare è la carenza di una “scheda del dolore”: trattasi di un documento, da redigersi in forma tabellare, nel cui corpo andrebbero riportata, a cura di medici specialisti in terapia del dolore (coadiuvati da personale qualificato), l’insorgenza, durante la permanenza nosocomiale, di ogni tipologia di piaga: così facendo, si scongiurerebbe ogni pericolo – anche solo potenziale – derivante dallo giacere supini per un cospicuo intervallo temporale.

CONCLUSIONI

È quindi specifico e primario obbligo della struttura sanitaria, nel garantire il diritto alla salute dell’assistito, offrire una prestazione complessa, costituita da servizi sanitari e no, facendo ricorso all’ausilio di una pluralità di figure professionali, che operano al suo interno, e pertanto risponde del loro operato.

 

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