Erano in cinque quella tragica mattina del 9 novembre scorso, quando dalla pistola trovata sulla ruota di un’auto, in piazzetta Sedil Capuano, poi passata di mano in mano, è partito accidentalmente il proiettile che ha stroncato la vita del 18enne Arcangelo Correra. Il ragazzo non è morto all’istante, ha raccontato questa mattina il suo amico, Renato Benedetto Caiafa al giudice per le indagini preliminari nell’aula del carcere di Poggioreale dove si è tenuta l’udienza di convalida dell’arresto del ragazzo che si è presentato in questura spontaneamente. Al giudice, che ha rinviato la sua decisione, Caiafa, indagato a piede libero per omicidio colposo e finito in carcere con l’accusa per porto e ricettazione d’arma, ha confermato la dinamica aggiungendo poi le ultime parole pronunciate dall’amico fraterno prima di morire. Parole riportate al termine dell’udienza preliminare dal suo avvocato difensore, Giuseppe De Gregorio
LA RICHIESTA DI MISURA ALTERNATIVA AL CARCERE
L’avvocato ha chiesto gli arresti domiciliari per il giovane, che al momento resta in carcere