Si fa prima a dire chi non c’era questa mattina ai funerali di Gaetano Di Vaio, l’attore, regista e produttore cinematografico deceduto il 22 maggio scorso in un letto del reparto di rianimazione dell’ospedale di Giugliano dopo essere finito in coma dieci giorni prima, a seguito di una caduta con lo scooter in via Santamaria a Cubito, nel comune di Qualiano. Il mondo del cinema, del teatro si è stretto intorno ai tre figli, alla compagna e agli amici di una vita del 56enne, riempiendo la chiesa di San Ferdinando a Napoli, dove, al termine della funzione, il canto dei partigiani ha salutato l’uscita della bara. Nino D’Angelo, Mario Martone, Eugenio Bennato, Enzo Gragnaniello solo per citarne qualcuno. Mancava solo il comune di Napoli.
L’ASSENZA DEL COMUNE DI NAPOLI
Da Palazzo San Giacomo non una corona di fiori, un gonfalone, né tantomeno un rappresentante dell’attuale giunta a riconoscere il merito a una delle storie di riscatto più belle della città di Napoli degli ultimi anni. Ricordato anche da programmi molto noti del panorama televisivo italiano, come la trasmissione Propaganda live, ma non dal comune della sua città. Napoletano del quartiere Piscinola, produttore, attore e sceneggiatore. Noto al grande pubblico per la sua partecipazione nella prima stagione della serie tv acclamata in tutto il mondo e tradotta in tutte le lingue, Gomorra, di cui Di Vaio fu anche produttore.
DAL CARCERE DI POGGIOREALE A PALAZZO SAN GIACOMO
Dopo un’infanzia e un’adolescenza a dir poco difficili, con periodi di tossicodipendenza e detenzione, attraverso la passione per il cinema era diventato un imprenditore culturale, un punto di riferimento per set importanti. Dall’attività di operatore sociale alla compagnia di Peppe Lanzetta, fino alla fondazione dei Figli del Bronx, casa di produzione attivista che lo aveva portato in gara con un suo documentario alla mostra del cinema di Venezia. Un cursus honorum che aveva spinto l’ex sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, presente al funerale, a volerlo a palazzo San Giacomo per collaborare al fine di mettere in campo progetti utili al riscatto sociale degli esclusi dalla società.