In una notte d’Arabia, il Napoli cancella l’epopea spallettiana e si affida alla solidità Mazzarriana. Il tecnico di San Vincenzo imbriglia Italiano, blinda la difesa e si affida al contropiede, trovando in Simeone e Zerbin le sue armi letali. Spazzata via la “Grande Bellezza”, adesso si punta a diventare brutti e cattivi. Ma efficaci e possibilmente vincenti. Troppi schiaffi, troppe imbarcate in questo girone d’andata di campionato per una squadra con il tricolore sulle maglie. L’abiura del 4-3-3 avviene in terra araba, ma si era già visto che qualcosa nella metamorfosi del Napoli stava andando in quella direzione. 5-4-1, difesa e contropiede, nello stile puramente italiano. Il possesso palla nei piedi dell’avversario, qualche asprezza in più, ma tutto votato al risultato finale.
DIFESA SOLIDA E CONTROPIEDE
Il calcio è ciclico, vive di mode e di momenti, ma quel che valgono sono gli interpreti. E stando alle parole di Mazzarri, questo Napoli non può giocare come l’anno scorso sostanzialmente a causa della sola assenza di Kim. Un difensore che consentiva alla difesa azzurra di stare altissima, perché capace di chiudere in velocità qualunque fuga tra le linee di un avversario. E allora Mazzarri, guardando l’attuale parco difensori, ha avuto l’idea che accarezza da tempo e che ha potuto sfruttare solo nel finale della gara di ieri compiutamente: in campo, insieme, Juan Jesus, Rrahmani e Ostigard. Un muro forte di testa, con il brasiliano che ha licenza di ripartire o di lanciare, grazie alla sua abilità con i piedi. Resta il tema della preparazione. Ieri si è fermato di nuovo Cajuste, unico incontrista vero, mentre Lobotka continua a sobbarcarsi gli straordinari. Fare di necessità virtù. Questo è l’imperativo. E guardare alla finale di lunedì prossimo come la una nuova rinascita, per ridisegnare il destino, quando sembrava ormai troppo tardi.