lunedì, Novembre 18, 2024
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Medici gettonisti per salvare ospedali italiani, forum a Sorrento

I medici “gettonisti” per salvare dalla paralisi gli Ospedali italiani. La concomitanza con le prove di accesso a Medicina rende d’attualità

I medici “gettonisti” per salvare dalla paralisi gli Ospedali italiani. La concomitanza con le prove di accesso alla Facoltà di Medicina rende particolarmente d’attualità la situazione dei circa mille medici consulenti esterni, cosiddetti “gettonisti”, chiamati dai direttori generali delle ASL di tutt’Italia, per venire incontro a situazioni di carenza del personale, in particolare nei turni più disagevoli. Ciò avviene in tanti reparti e per ogni specializzazione; i “buchi” riguardano almeno 500 ospedali, anche i più grandi, al Nord come al Sud. Sono in molti a viaggiare su e giù per il Paese, per sopperire a tali situazioni che, incancrenendosi, provocherebbero la chiusura di interi reparti e persino di Ospedali.

IL DIBATTITO SUL TEMA ALL’HILTON PALACE HOTEL DI SORRENTO

Il tema è stato discusso questa mattina all’Hotel Hilton di Sorrento a margine di una serie di corsi di aggiornamento in Pediatria, che hanno visto la partecipazione di circa 200 medici italiani che svolgono la loro professione anche supportando le ASL per le loro carenze di personale nei reparti ospedalieri. A parlarci dell’importanza e delle difficoltà del ruolo del gettonista, i medici Fabrizio Comaita, Roberto Sassi e Maria Grazia Sapia

LE VOCI DEI PROTAGONISTI

“Son da vent’anni “gettonista”, come ci chiamano coloro che miopemente glissano sul nostro ruolo di “stampella” in tante situazioni critiche nei reparti ospedalieri – afferma Fabrizio Comaita, pediatra di Domodossola – e quella che doveva essere una situazione transitoria, in attesa di un ‘piano di turn over’ con i nuovi specializzati, formati dalle Università, si è scontrata con gli effetti deleteri del numero chiuso a Medicina. Intanto, siamo ‘screditati’, pur essendo medici esperti e comunque depositari di anni e anni di professione”.

“”Dopo 40 anni da pediatra di famiglia – afferma Roberto Sassi, medico attivo in provincia di Napoli – sono stato sollecitato a coprire turni rimasti scoperti in due Ospedali molto importanti, in Piemonte, il Maria Vittoria di Torino e in Veneto, all’Ospedale di San Donà di Piave. Mi è capitato di viaggiare all’epoca del COVID su e giù per l’Italia, da solo in treno, onde assicurare la continuità dell’assistenza sanitaria in questi Ospedali. Fra alcuni anni andrò in pensione e, se non si risolverà questo blocco a monte, con la formazione di nuovi medici, prevedo che la Sanità subirà un blocco fatale.”

“La situazione della Sanità calabrese è nota a livello nazionale – afferma la dottoressa Maria Grazia Sapia, di Rossano Calabro – e non avevo mai accettato di lavorare in Pediatria, con turni massacranti. Sono stata messa di fronte al caso di coscienza di andare a coprire i turni nell’unico reparto di Pediatria nell’ospedale di Corigliano Rossano, coprente il fabbisogno di un’area molto vasta e periferica, rimasto sguarnito nel suo organigramma. Il punto nascita, che registra circa 700 parti l’anno, collegato ovviamente alla presenza della Pediatria, avrebbe corso il rischio di essere chiuso.”

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