Un concerto dedicato ai “virtuosi” che, tra il ‘600 e’700, legano la propria formazione e la propria attività musicale alla capitale meridionale. In scena, i Talenti Vulcanici diretti dal maestro Stefano Demicheli propongono, in prima assoluta, “Napoletani prima … o poi” nella sede di Gallerie d’Italia a Palazzo Zevallos di Stigliano. Una nuova produzione della Fondazione Pietà de’ Turchini che conclude la prima intensa parte autunnale di “Note Svelate”, titolo della stagione musicale 2021-2022.
Il ritorno a Napoli, per il concerto a Palazzo Zevallos, dei Talenti Vulcanici rientra in una rassegna che Gallerie d’Italia ha voluto offrire al pubblico napoletano per suggellare la conclusione della lunga permanenza in uno dei più affascinanti palazzi storici di Via Toledo, prima di trasferirsi negli spazi nuovi a poche centinaia di metri, nella prossima primavera.
“Una lunga stagione di attività e progetti musicali – sottolinea Federica Castaldo presidente della Fondazione Pietà de’ Turchini – che, nel salone monumentale di Palazzo Zevallos, abbiamo inaugurato e contribuito ad animare con produzioni rimaste memorabili come “La Jole” di Porpora o “L’Erminia” di Scarlatti, per citarne solo alcune”.
Questa volta l’ensemble, nato in seno alle attività formative della Fondazione, propone un progetto tutto strumentale che ha come tema la produzione musicale di autori attivi nella Cappella Reale di Napoli tra Sei e Settecento, con la sola eccezione di Domenico Antonio Gallo, che però con la Città centra, eccome.
“La letteratura strumentale – si legge nelle note di sala che accompagnano il programma a cura di Paologiovanni Maione – fiorita in seno all’invitta “scuola napoletana”, trova proprio nelle gallerie, nei saloni e nelle stanze della musica partenopei la propria giustificazione, avvalorata, soprattutto, dalla predisposizione e predilezione mostrata, per gli strumenti, da diversi nobili “virtuosi”. Il principe della Riccia, il principe di Torella, il duca Serra di Cassano, il duca di Spezzano per citarne soltanto alcuni amavano intrattenersi in “reservate” accademie dividendo il leggio con i musicisti mercenari.”.
La letteratura strumentale napoletana ha una cifra del tutto originale fondata su ardite soluzioni dalla cifra stilistica fortemente connotativa e su moduli ritmici e melodici di chiara ascendenza teatrale. Tempi di danza si susseguono, variamente, nelle composizioni in cui si miscelano sapientemente brillanti passaggi virtuosistici e suggestive soluzioni armoniche.
All’amalgama di questi sfaccettati materiali, compositori e strumentisti baciati dal genio, pervengono attraverso un’indiscussa sapienza dove anche la pagina destinata all’uso effimero, è pressoché sempre concepita con notevole bravura, all’insegna della “naturalezza” e “semplicità” sostenute da una rigorosissima e rigidissima formazione.
La figura di Domenico Gallo è traghettata nella “storia” dall’errata attribuzione di alcune delle sue musiche all’astro pergolesiano. L’equivoco perdurato sino al Novecento gli è valso una notorietà inaspettata, il recupero stravinskyano ha fatto emergere il suo nome e un interesse per la sua misteriosa attività, grazie al balletto “Pulcinella” del celebre compositore russo. Tuttora dall’incerta “patria” e dalla sconosciuta formazione, sebbene segnalato come figlio di quella trionfante “scuola” partenopea, Gallo s’impone all’attenzione degli ascoltatori per la scrittura dalle scelte stilistiche insolite. Gli altri artisti in scaletta legano la propria formazione e la propria attività alla capitale meridionale occupando ruoli ambiti nelle maggiori istituzioni musicali: Valente fu organista nella chiesa di Sant’Angelo a Nido mentre Supriani e Ragazzi spiccavano all’interno dell’ensemble di Palazzo e ben presto raggiunsero una notorietà che li portò in giro per le grandi capitali musicali del tempo. Angelo Ragazzi, formatosi al Conservatorio di Sant’Onofrio è divenuto celebre alla corte di Vienna e in Spagna. Ad eseguire il concerto ci saranno i solisti e le prime parti dell’ensemble premiato con L’Abbiati di recente, come Monika Toth, Catherine Jones e la direzione di Stefano Demicheli al cembalo.