Nella stagnante palude della politica napoletana, ci ha pensato Antonio Bassolino a lanciare per primo il sasso che serviva ad agitare un po’ le acque immobilizzate sia dalla pandemia, che ha congelato eventi e incontri pubblici di cui i partiti si nutrono, che dagli eventi romani a cui è seguita la nascita del governo di centrodestrasinistra, guidato da Mario Draghi.
Quello in cui non era riuscito de Magistris con l’annuncio della candidatura dell’assessore Alessandra Clemente, ovvero portare allo scoperto gli altri partiti sulla scelta del candidato sindaco, ha avuto successo chi Napoli l’aveva governata dal 93 al 2000.
Anche se sui social preferisce ricordare i fasti di san Giacomo, omettendo nel suo quotidiano racconto il decennio da presidente di Regione e commissario straordinario dei Rifiuti, Bassolino ha fatto capire oramai da tempo le sue intenzioni.
Ma è bastato ufficializzare il segreto di pulcinella, ovvero la sua discesa in campo, per defibrillare gli avversari e, soprattutto, quelli che avrebbero potuto essere i suoi alleati.
La notizia era tale, direbbe de Andrè, da non aver bisogno di alcun giornale e, come una freccia dall’arco scocca, è volata di bocca in bocca fino alle stanze del pd napoletano.
Che ha risposto convocando di sabato poche ore dopo l’annuncio di Bassolino, addirittura in concomitanza di Napoli Juventus, la segreteria provinciale.
Non ci si aspettava di certo l’istantaneo annuncio di un candidato unico del pd o unitario magari scelto con il movimento cinque stelle ed altri interlocutori, ma neanche la nota in cui il Pd definiva quella di Antonio Bassolino, cuore e polmoni della sinistra napoletana per un ventennio, una candidatura divisiva.
Sul versante opposto, favorito anche dall’ipotesi paventata di un rinvio a settembre delle elezioni comunali, nicchia ancora il centro destra che lancia, Salvini in testa, mesi messaggi d’amore al pm Catello Maresca da mesi.
Con de Magistris avanti e indietro sulla Salerno Reggio Calabria e Alessandra Clemente già in campo, è questo il quadro politico in cui si trova Napoli a, salvo smentite, tre mesi dal voto.