Era il Bilancio, il primo vero banco di prova per la giunta Manfredi. Dopo i primi nove mesi passati a chiedere in continuazione soldi al Governo, aggirare i vincoli della spesa assumendo staffisti in Città metropolitana invece che a palazzo san Giacomo e recuperare risorse stanziate dalla vecchia amministrazione per riuscire ad abbozzare una parvenza di Maggio dei monumenti, il primo bilancio di previsione dell’era Manfredi, 2022/2024 è stato approvato dal consiglio comunale di Napoli.
Con l’opposizione a fare lo strano gioco della stampella alla maggioranza, nelle fasi della maratona in cui il numero legale veniva a mancare proprio nei banchi della coalizione che sostiene la giunta, il via libera al documento è arrivato con l’astensione del consigliere Catello Maresca e il solo voto contrario dei consiglieri Guangi e Palumbo.
Il documento finanziario poggia in particolare su 54 milioni di euro derivanti dal Patto per Napoli, firmato dal premier Draghi a Marzo durante una sfarzosa cerimonia al Maschio angioino ammirata sui social grazie a una diretta costata ai napoletani 10 mila euro alla faccia delle risorse umane a costo zero che lavorano nell’ufficio stampa del Comune.
54 milioni di euro che vincolano il comune in alcune scelte, come la riorganizzazione delle aziende partecipate, l’affidamento a una ditta esterna privata del servizio riscossione tributi, la messa a reddito del patrimonio immobiliare e l’organizzazione di un concorso per l’assunzione di mille dipendenti.
Concorso però, diverso da quello che sta facendo tanto discutere in questi giorni, quello per l’ingresso in Asia di 500 addetti alla raccolta dei rifiuti che ha scatenato la rabbia dei disoccupati che questa mattina hanno occupato l’edificio del consiglio comunale