Napoli, quando il pregiudizio condiziona la narrazione e travolge ogni cosa. Una condizione che affligge la città da secoli, anche a causa di una sua incapacità di rappresentarsi e di una sorta lassismo masochistico propagandato come “filosofia epicurea”. E così, oggi come ieri, mali che affliggono le grandi metropoli di mezzo mondo (da Londra a Parigi, passando per Milano e Berlino ovunque c’è la malamovida) trovano in Napoli lo scenario migliore per la narrazione mediatica. E così succede che il Tg1 parli di baby gang violente e di aggressioni tra minorenni a Milano e poi lancia il servizio… da Napoli! Certo la collega che si fa un giretto tra i Quartieri Spagnoli (alcool veduto liberamente ai ragazzini e migliaia di giovanissimi che affollano vicoletti dove nessuno controlla e i residente impazziscono) e poi si porta davanti al liceo Umberto (il più importante della città, nel salotto di Napoli), si imbatte in un’aggressione con tanto di tirapugni a un 14 enne. E quindi cosa vuoi dirle? Racconta la verità, che è incontrovertibile. Ma perché analogo “reportage” non viene commissionato anche in altre città?
”Noi siamo vittime di un pregiudizio che conosciamo benissimo, alla fine tutti i problemi sono a Napoli e tutte le cose positive nelle altre città – risponde il sindaco Gaetano Manfredi alla domanda di Renato Cavallo -. Noi sappiamo benissimo che non è così e che i problemi di Napoli sono di tutte le grandi città”.
“Credo che abbiamo l’occasione per far vedere come nella nostra città ci siano dei problemi ma ci sono anche tante azioni positive – ha aggiunto il sindaco a margine del Consiglio Comunale -. Napoli ha bisogno di una narrazione più vicina alla città e anche questo è un lavoro che noi dobbiamo fare nei prossimi mesi”.
Oltre alla narrazione, però, Napoli (come tutte le grandi metropoli) deve fare i conti con problemi di vivibilità, che non sembrano mai al primo posto delle agende concrete dei primi cittadini.