Omicidio Rosa Alfieri, appello conferma l’ergastolo per Elpidio D’ambra
Confermato in appello l’ergastolo, inflitto lo scorso 12 aprile, ad Elpidio D’Ambra, il 31enne già condannato in primo grado per l’omicidio di Rosa Alfieri, uccisa per aver reagito ai tentativi di violenza sessuali del vicino di casa.
L’uomo, come ha confessato agli inquirenti, aveva adescato, con la scusa di essere aiutato a leggere le bollette delle utenze, la vittima nella sua abitazione a Grumo Nevano. Qui Rosa è stata strangolata.
Il 31enne era poi stato fermato il giorno successivo nell’ospedale San Paolo: identificato anche grazie alle numerose sue fotografie che i familiari avevano diffuso sui social.
“Non stavo bene – ha detto D’Ambra – ero sotto l’effetto di sostanze stupefacenti: crack e cocaina. Dopo l’omicidio sono scappato perché nel condominio dove abitavo c’erano anche tanti familiari della povera Rosa e temevo che mi uccidessero. Ho avuto paura”.
“Ero in preda all’ansia, ho bevuto due cocktail e poi ho comprato un ‘gratta e vinci’ per fare soldi da usare per scappare – ha continuato l’imputato, che dopo la requisitoria dell’avvocato della famiglia di lei, ha rilasciato dichiarazioni spontanee per chiedere nuovamente perdono – Mi sono cambiato d’abito perché avevo addosso i vestiti sporchi da lavoro e i graffi sul viso me li sono fatti lavorando, non è stata Rosa. Non volevo violentarla”.
Parole che non sono servite ad ammorbidire la condanna inflitta dalla Corte d’Assise d’Appello di Napoli che ha comunque inflitto la pena massima.
Secondo l’accusa infatti, l’uomo era perfettamente conscio della gravità del suo gesto. D’Ambra ha prima tentato di occultare il cadavere e poi si è dato alla fuga. Presente in aula anche il padre della vittima, che ritrovò il corpo.
L’uomo è stato difeso dall’avvocato Luigi Cuomo che ha sostenuto l’insussistenza dell’aggravante dei futili motivi.
90 giorni per conoscere le motivazioni della sentenza.