venerdì, Agosto 1, 2025
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Operai morti, il giorno dei funerali. Battaglia: “Basta appalti senza scrupoli”

Il dolore e la rabbia sono i sentimenti che caratterizzano la giornata di lutto, per l’ultimo saluto ai tre operai morti nell’incidente del Rione Alto a Napoli. A Secondigliano, nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano, è stato celebrato il funerale di Luigi Romano, 67 anni, di Arzano.  Nelle stesse ore a Calvizzano, nella chiesa di San Giacomo, la cerimonia funebre di Ciro Pierro, di 62 anni. Per Vincenzo Del Grosso, 54 anni, esequie a Forcella nella giornata di domani.

L’INCHIESTA

Riguarderà in particolare i perni e i bulloni utilizzati per fissare la struttura a cui era montano il montacarichi, l’accertamento irripetibile disposto dalla Procura di Napoli che sta indagando sul grave incidente sul lavoro di venerdì scorso, al Rione Alto del capoluogo partenopeo, costato la vita a tre operai. I lavoratori, com’è noto, tutti senza imbragatura sono precipitati da un’altezza di circa venti metri mentre erano intenti a trasportare sul lastrico solare dei rotoli bituminosi. L’intervento di rimozione dell’impianto inizierà sabato mattina e prevede l’impiego di una grossa gru che verrà installata a partire da domani.
Alle operazioni assisteranno i consulenti di parte nominati dal collegio difensivo dei quattro indagati (composto dagli avvocati Mauro Zollo, Giovanni Fusco, Mattia Floccher e Dezio Ferraro). Anche gli avvocati delle famiglie dei tre operai deceduti potranno designare i loro periti di parte per assistere agli accertamenti. Le operazioni prevedono che vengano eseguiti anche dei rilievi fotografici dei punti di aggancio della struttura, quindi anche dei perni e dei bulloni.

LE PAROLE DEL VESCOVO BATTAGLIA

“Oggi – sottolinea il cardinale Battaglia – il nostro cuore, il cuore della nostra Chiesa napoletana è attraversato da un dolore profondo per la morte di Vincenzo, Ciro, e Luigi. Tre uomini, tre lavoratori, tre storie spezzate mentre con dignità guadagnavano il pane per vivere. Erano in un cantiere, su un mezzo di sollevamento ma in un attimo è crollato tutto: il cestello, il giorno, i sogni, le promesse. È crollato, ancora una volta, quel patto sacro che dovrebbe tenere insieme lavoro e sicurezza, fatica e dignità. Per questo non possiamo tacere. Non possiamo far finta che si tratti solo di una tragica fatalità”. Secondo il cardinale “questi nostri fratelli non sono morti per un caso. Sono stati uccisi da un’ingiustizia che ha nomi e responsabilità. E la Chiesa di Napoli, che prega per le vittime ed esprime alle famiglie e agli amici di Vincenzo, Ciro e Luigi tutta la sua vicinanza, sente anche il dovere di gridarlo. Il lavoro deve possibilità di vita e non rischio di morte. Deve promuovere la dignità, non mettere in pericolo. Chi lavora ha diritto a tornare. A tornare la sera, a tavola, con le mani sporche ma il cuore salvo. A tornare a stringere i figli, a salutare gli amici, a dire “ci vediamo domani”. Ecco perché oggi il nostro lutto non può essere solo commozione. Deve diventare impegno. Deve diventare voce. Deve farsi lotta per una giustizia sociale che non sia parola astratta, ma carne viva di regole rispettate, controlli veri, dignità tutelata”. “Basta alle parole che coprono! Basta agli appalti senza scrupoli! Basta alla piaga devastante del lavoro nero!”.