mercoledì, Dicembre 18, 2024
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Ospedale Santobono di Napoli, un’infermiera aggredita da genitori

A Napoli, nel pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Santobono, i genitori di un piccolo paziente non essendo d’accordo sulla somministrazione di un farmaco hanno aggredito e minacciato un’infermiera.

Lo rende noto il consigliere regionale della Campania di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli, che ha ricevuto un messaggio dalla vittima dell’aggressione.

“Le scrivo – dice la donna – per raccontarle un episodio spiacevole, un atto di violenza che ha interrotto il servizio del pronto soccorso del Santobono per più di 2 ore, mettendo a rischio la salute mia e soprattutto quella dei piccoli pazienti che non hanno potuto ricevere degna assistenza in quei momenti.

Io, infermiera di pronto soccorso pediatrico, ho dovuto abbandonare il posto di lavoro durante il turno notturno. Mi è stato impedito di svolgere il mio lavoro, sono stata nascosta dalle mie colleghe in uno stanzino, rinchiusa a chiave per difendermi.

Sono stata bersaglio di gente che nemmeno voglio classificare. Ho dovuto tranquillizzare una mamma giunta in ospedale con una neonata che respirava male, perché sentendo inveire contro di me, mentre tra l’altro le spiegavo che sua figlia sarebbe stata la prossima bambina ad essere visitata visto la difficoltà respiratoria, perché aveva paura che quella gente si arrabbiasse con lei per la precedenza acquisita”.

“Sono stata oggetto – continua l’infermiera – di minacce e violenza per più di 2 ore (mi è stata quasi lanciata una bombola di ossigeno ed un estintore) per aver somministrato, chiedendo al genitore presente, del Nurofen a un ragazzo di 12 anni con un dolore toracico, dolore valutato ben 2 volte secondo i protocolli in uso.

Ma la madre non presente alla valutazione non era d’accordo sulla somministrazione del farmaco visto che il paziente era a suo dire asmatico (ma non ho avuto modo di farle capire che le due cose non sarebbero mai state correlate!). Sono stanca di svolgere il mio lavoro così, non ho più voglia di combattere la violenza e la mancanza di rispetto per noi operatori sanitari”.

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