E’ tempo di bilanci quando gli anni si avvicendano. Si ripercorrono gli eventi principali trascorsi negli ultimi 12 mesi, ma ci sono tragedie silenziose che non rimbalzano sugli schermi e che si consumano negli angoli bui delle strade, magari in un’auto divenuta giaciglio o fuori dalle aule dei tribunali. Anche nel 2023 si sono susseguite tragedie che ormai hanno raggiunto la terza cifra: quelle dei padri separati. Uomini senza peccato che si vedono improvvisamente privati del loro mondo. L’affetto dei figli prima di tutto, del tetto conquistato con anni di sudore e dei mezzi di sostentamento procurati col duro lavoro. Uomini onesti penalizzati da una legislazione – e probabilmente da una giurisprudenza – improntata, si, alla bigenitorialità, ma che di fatto fa pendere la bilancia della giustizia a sfavore dei padri separati. I cosiddetti “nuovi poveri” ben noti alla Caritas, cui vengono tolte anche le risorse per far valere i diritti di padre in sede legale. La conseguenza: la perdita della dignità, l’isolamento, l’esclusione dal calore familiare e nei casi peggiori… i cattivi propositi diventano suicidi.
UN SISTEMA GIURIDICO CHE ALLONTANA
Un sistema giuridico che allontana sempre più due parti che invece dovrebbero costituire una cellula fondamentale della nostra società sempre più in crisi: la famiglia. Uomini e donne sempre più contrapposti a discapito del benessere dei figli, desiderosi dell’affetto paterno come di quello materno. La crisi della famiglia e il rispetto dei ruoli dei suoi fondatori è il vero leit motiv. Contrapposizioni che sfociano in tragedie familiari, in femminicidi quanto in suicidi dei padri separati. Con un rapporto – per questi ultimi – di uno a tre, sconosciuto all’opinione pubblica. E con una dilagante disinformazione strumentalizzata che, secondo i dati minuziosamente descritti dal Prefetto di Padova, confonde i “femminicidi” (circa 40 nel 2023 e comunque in diminuzione) rispetto agli omicidi di donne o per motivi di genere (circa 105), che rischia di essere discriminatoria nei confronti degli omicidi degli uomini, o peggio, delle morti dei padri separati senza un apparente colpevole. Un grido di dolore che non trova risonanza ma che si solleva dirompente dalle pagine social che riuniscono i padri separati.
QUALE SOLUZIONE?
Eppure la soluzione sarebbe a portata di mano. Il classico uovo di Colombo: l’affido condiviso dei figli senza dimora prevalente, una bigenitorialità reale e non solo virtualmente annotata sulle sentenze, un diritto di visita e un collocamento paritario e di conseguenza un mantenimento diretto dei figli, un esercizio altrettanto paritario della patria potestà, specie nelle decisioni che riguardano la tutela ed il futuro dei minori. Una presenza più assidua e competente degli assistenti sociali e del garante appositamente nominato secondo la recente normativa. Una vigilanza sull’effettiva “par condicio” tra mamma e papà. Una necessaria prevenzione rispetto all’alienazione parentale tanto strumentalizzata. Un’uguaglianza reddituale anche in termini di capacità lavorativa, tanto agognata in anni di dure conquiste delle donne. Un concetto totalmente opposto al “patriarcato”, tanto sbandierato da una parte sociale che tende sempre più a condizionare l’opinione pubblica perfino nelle aule dei tribunali, ma che probabilmente trova poco riscontro nei fatti di cronaca. Un “codice azzurro” alternativo ai troppi codici rosso strumentali (il 70% annullati in sede giudiziaria ed il 20% posti in essere con intento criminale) che ancora non è stato istituito ma di cui se ne ravvisa la massima urgenza. Con inevitabili ricadute positive anche nei rapporti tra ex coniugi, senza determinare esasperazioni a discapito di una delle due parti che possano sfociare addirittura in veri e propri raptus dettati dalla disperazione, tanto cari alla cronaca.
V.R./G.M.