Raid al ristorante Cala la Pasta, condannato il gruppo di fuoco del clan
Quattro condanne, a 5 anni e 4 mesi di reclusione, a Napoli, anche per Patrizio Bosti junior, rampollo del clan Contini per una triste vicenda avvenuta lo scorso 15 maggio a Forcella.
Quella sera un gruppo di persone si resero protagoniste di raid punitivo ai danni del titolare del ristorante “Cala la Pasta”.
E anche di alcuni turisti sudamericani dopo che un giovane in sella a una moto da cross senza targa aveva investito la compagna del proprietario dell’esercizio commerciale e gli stessi turisti.
Le condanne riguardano Bosti junior ma anche Gennaro Vitrone, Luigi Capuano e Giorgio Marasco.
La vicenda suscitò l’indignazione dell’opinione pubblica e di numerosi politici.
LA SENTENZA
La sentenza è giunta al termine di un processo celebrato con il rito immediato.
La Procura di Napoli aveva anche chiesto un risarcimento da due milioni di euro che il giudice ha rimesso al Tribunale Civile.
Nel corso della fase dibattimentale alcuni avvocati del collegio difensivo chiesero che venisse verificato dal Comune di Napoli se il ristorante avesse o meno l’autorizzazione per l’occupazione del suolo pubblico.
LA DINAMICA DEL RAID
Secondo quanto emerso dalle indagini della Squadra Mobile di Napoli alla guida della moto da cross, quella sera, c’era Gennaro Vitrone.
Il giovane, dopo avere investito la donna e i turisti, cercò di riprendersi la moto e di dileguarsi.
Ma non ci riuscì proprio grazie all’intervento dei turisti, che vennero investiti mentre stavano passeggiando per il rione.
A questo punto Vitrone decise di scappare a piedi, malgrado si fosse anche ferito cadendo.
Per poi tornare una manciata di minuti dopo, accompagnato da un gruppo di malintenzionati i quali, minacciando i presenti si ripresero la motocicletta e se ne andarono.
L’attività investigativa consentì di individuare quattro componenti il gruppo di giovani.
Patrizio Bosti jr, Giorgio Marasco, Luigi Capuano e il centauro, Gennaro Vitrone.
Nei loro confronti vennero emesse delle misure cautelari ma Capuano si era ormai reso irreperibile.
La Polizia di Stato però, riuscì a individuarlo in Spagna, dove venne successivamente arrestato e poi estradato in Italia.