«In un anno e mezzo di pandemia abbiamo imparato molto sul Covid e sui danni che produce, uno dei dati che sembra emergere con chiarezza è che la risposta anticorpale delle donne è molto differente da quella degli uomini. Così come è differente la capacità di rispondere alle terapie e di superare l’infezione nelle sue fasi più acute». A parlare è la dottoressa Maria Ludovica Genna, responsabile del centro di qualificazione biologica Napoli Campania Centro. «Le differenze tra maschi e femmine – aggiunge – ben note anche in moltissimi ambiti della medicina, nel tempo hanno dato vita alla “medicina di genere”». Ecco perché la direzione strategica dell’Azienda Ospedaliera Antonio Cardarelli di Napoli, prima in Campania, ha deciso di dare vita ad un tavolo tecnico che entro gennaio 2022 porterà proprio alla nascita di un ambulatorio di medicina di genere.
Il tavolo tecnico vede come referente proprio la dottoressa Maria Ludovica Genna e come coordinatrice la dottoressa Gesualda La Porta (direttrice del Polo Didattico e membro del Tavolo tecnico regionale dei presidenti C.U.G. sulla medicina di genere). Ed è proprio La Porta ad evidenziare che «lo scopo è quello di sostenere quel cambiamento culturale già in atto che vede il paziente al centro, come soggetto unico, e che apra sempre più all’idea della personalizzazione delle terapie».
Componenti del tavolo sono poi Maria Maiorano (direttore amministrativo del Cardarelli), Rosaria De Pascale (U.O.C. Immunoematologia), Claudio Santangelo (U.O.C. Ostetricia e Ginecologia), Antonio Abete (U.O.C. Affari generali e patrimonio), Paola Martucci (Penumologia interventistica), Francesco Scavuozzo (U.O.C Endocrinologia), Maria Rosaria Iannuzzi (U.O.C Nefrologia), Daniela Scala (U.O.C Medicina Nucleare), Eliana Raiola (Direzione Sanitaria), Domenica Marianna Lomazzo (Consigliera di Parità della Regione Campania), Pina Tommasielli (membro del Tavolo regionale Medicina di genere) e Maria Gabriella De Silvio (membro del tavolo tecnico scientifico nazionale Medicina di Genere).
«Dare attuazione al Piano nazionale per la medicina di genere – dicono il direttore generale Giuseppe Longo e il direttore sanitario Giuseppe Russo – era per noi una priorità. Le donne, per le stesse patologie, possono presentare, rispetto agli uomini, segni e sintomi diversi; si pensi all’infarto del miocardio, o diverse localizzazioni, come nel caso di neoplasie del colon o del melanoma. Le donne possiedono un sistema immunitario in grado di attivare risposte immunitarie più efficaci rispetto agli uomini, e sono quindi più resistenti alle infezioni, ma nello stesso tempo mostrano una maggiore suscettibilità alle malattie autoimmuni. Anche il Covid ci dice che maschi e femmine non possono essere curati allo stesso modo, l’approccio terapeutico deve essere personalizzato». Sulla stessa linea le parole del direttore amministrativo Maria Maiorano: «L’importanza dell’istituzione di un tavolo tecnico per la medicina di genere nasce dal profondo desiderio e la ferma speranza di poter portare e attuare un concreto cambiamento nello studio e nell’approccio alla medicina, che sempre più deve essere incentrata sulle differenze di tipo biologico, socio-economico e culturale tra uomini e donne».
Il Cardarelli si conferma quale centro di riferimento regionale sui temi della salute, ma anche pioniere rispetto ad un tema, quello della medicina di genere, che nei prossimi anni modificherà radicalmente l’approccio diagnostico e terapeutico.