Napoli culla del diritto, fa litigare i giudici supertogati. L’esenzione dal pagamento dell’Imu viene restituita, dalla Corte Costituzionale, alle coppie che se l’erano vista sottrarre dalla Corte di Cassazione. Si era addirittura parlato de “i furbetti dell’appartamentino”: il marito ha casa e residenza a Ischia, la moglie a Napoli? Entrambi devono versare l’imposta municipale sugli immobili. Secondo la “Suprema Corte”, i coniugi residenti in due diversi Comuni hanno “disgregato il nucleo familiare”. Con due ordinanze del 2020, gli “ermellini” – come vengono chiamati i giudici della Corte di Cassazione – bacchettarono le coppie regolarmente e ufficialmente coniugate, decidendo che non esistono motivi di lavoro, salute o studio che autorizzano il cambio di residenza, facendo mantenere al tempo stesso il diritto a godere dell’agevolazione sull’abitazione principale (qualcuno dice “prima casa” ma non è esatto: per mantenere i benefici ci devi vivere, risiedere, dimorare).
LA BATTAGLIA DELL’IMU
Le ordinanze fecero molto discutere, ma soprattutto diedero il via a una serie di avvisi di accertamento con i quali il Comune di Napoli (tra i tanti) richiese in pagamento l’Imu non pagata ai “coniugi distanziati”. Ma proprio da Napoli è partita la rivincita dei presunti evasori. La commissione tributaria provinciale di Napoli, su richiesta di alcuni professionisti partenopei, sollevò la questione alla Corte Costituzione, il cosiddetto “Giudice delle Leggi”, che deve vigilare sul rispetto della Costituzione. Il 13 ottobre, è sta pubblicata la sentenza n. 209 che ha clamorosamente bocciato la Cassazione. Le toghe guidate dalla neo eletta Silvana Sciarra, in carica dal mese scorso (storica prima donna presidente), con una moderna interpretazione delle norme ha stabilito che l’esenzione Imu spetta al possessore che dimora nell’appartamento, senza alcun collegamento con la residenza degli altri componenti del nucleo familiare.
BOCCIATA LA CASSAZIONE
In estrema sintesi, si evidenzia che il Giudice delle Leggi, ispirato dall’intelligenza e dalla preparazione dei professionisti napoletani, ha esteso il diritto al beneficio alle unioni civili, precisando che non può esistere oggi la “casa delle coccole”, come una nota giurista (anche lei partenopea) aveva definito l’idea di dimora prospettata dalla Suprema Corte: “marito e moglie, ai nostri tempi, possono vivere in luogi diversi ricongiungendosi (…) nel fine settimana, rimanendo nell’ambito di una comunione materiale e spirituale”. Le due massime espressioni della magistratura italiana si sono scontrate e non hanno ragionato secondo la “ragion di Stato”: tutti i ricorsi saranno accolti, c’è da ritenere, e le casse dei Comuni saranno sempre più in rosso.