giovedì, Gennaio 9, 2025
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Teatro San Carlo nella bufera, Lissner resiste: “Da qui non mi muovo”

Lissner scrive alla Fondazione e definisce il licenziamento come discriminatorio, nullo, illegittimo, ingiustificato e inefficace

Stephane Lissner, il sovrintendente del Teatro San Carlo di Napoli, ha fortemente criticato la decisione presa dalla Fondazione del Massimo partenopeo di cessare anzitempo le sue funzioni a partire dal 1° giugno.

In una lettera inviata al Consiglio direttivo della Fondazione, presieduto dal sindaco Gaetano Manfredi, Lissner definisce l’atto discriminatorio, nullo, illegittimo, ingiustificato, inefficace, arbitrario e irragionevole. Il contenuto della lettera è stato riportato oggi dall’edizione napoletana di Repubblica.

IL SOVRINTENDENTE PRONTO AD OGNI NECESSARIA AZIONE LEGALE

Lissner, il cui contratto con il San Carlo si estende fino al 2025, ha dichiarato che intraprenderà ogni necessaria azione legale ed è pronto ad avviare azioni a livello nazionale se il decreto del governo, che dovrà essere convertito in legge entro luglio, non sarà modificato rispetto al suo Versione attuale.

Tuttavia, Lissner, come si legge nel documento, “non tiene conto del provvedimento di espulsione e continua a considerarsi il direttore artistico del San Carlo a tutti gli effetti. Continuerà a ricoprire questo ruolo anche oltre il primo giugno”.

BRACCIO DI FERRO ALL’INTERNO DI SCENARIO DI AGITAZIONE DEL TEATRO

Questo sviluppo avviene sullo sfondo di un clima sempre più teso con i sindacati dei lavoratori del teatro, che hanno dichiarato uno stato di agitazione a tempo indeterminato, chiedendo garanzie per il futuro e, soprattutto, il rispetto degli impegni nei confronti del personale e dei lavoratori precari assunti da Lissner . Questa agitazione ha già portato all’annullamento della rappresentazione in programma di Don Chisciotte domenica sera.

Lo scontro tra Stephane Lissner e la Fondazione del Massimo partenopeo sta provocando notevoli scompigli all’interno del Teatro San Carlo.

Il malcontento è ulteriormente alimentato dalle continue tensioni con i sindacati dei lavoratori del teatro, che chiedono garanzie sul futuro del teatro e sul mantenimento degli impegni presi da Lissner in materia di personale e lavoro precario. L’annullamento della rappresentazione del Don Chisciotte è una chiara dimostrazione dell’impatto di questa agitazione sulle operazioni del teatro.

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