Tutto è cominciato con la denuncia dei Cannavacciuolo, una famiglia di pastori di Acerra, in provincia di Napoli, che a causa dell’inquinamento prodotto dai roghi tossici aveva dovuto abbattere il gregge di pecore avvelenato dalla diossina. La famiglia Cannavacciuolo fa parte dei 71 ricorrenti, da cui è scaturita la sentenza della Corte europea dei diritti umani che in merito alla Terra dei fuochi ha condannato l’Italia per violazione dell’art 2 della convenzione europea dei diritti dell’uomo. In sintesi, pur conoscendo il problema lo Stato Italiano non ha preso le necessarie contromisure per risolvere il problema dei roghi di rifiuti tossici interrati nell’area tra le province di Napoli e Caserta. Una sentenza storica, secondo l’avvocato Valentina Centonze, che ha assistito i 71 residenti che sono ricorsi alla corte europea