Una vittoria elettorale va sempre festeggiata, ma la celebrazione nel caso di Napoli resta tra le mura della coalizione e del candidato vincente.
Non ha infatti niente da festeggiare la città in termini di rappresentanza e democrazia partecipativa.
I napoletani hanno scelto di non scegliere, eleggendo così un sindaco che ha ottenuto il 63% dei consensi di meno della metà degli aventi diritto al voto.
Il 47% degli astenuti non è un dato da festeggiare. Tra le città chiamate al voto nel turno di amministrative, Napoli è la città che ha fatto registrare in Italia la percentuale più bassa d’affluenza. Politologi ed esperti della materia la potrebbero definire la fine del voto d’opinione.
Certo a Napoli non era facile conservare una propria “ideologia” politica davanti alle strane alleanze che si sono strette all’ombra del Vesuvio.
Vedere Gaetano Manfredi parlare davanti ai microfoni a pochi metri dal presidente della Regione Campania Vincenzo De luca, seduto di fianco a Roberto Fico e di fronte a Luigi di Maio, con i quali nel recente passato non sono mancati attacchi e sfottò sopra le righe, è stata la cartina al tornasole della vittoria del voto d’apparato nei confronti del voto d’opinione.
Così come vedere il presidente Giuseppe Conte del Movimento 5 stelle precipitarsi a Napoli, abbandonando Virginia Raggi da sola nella debacle elettorale di Roma, per appuntarsi in petto un poco di vittoria per non lasciarla a Vincenzo de Luca. Del resto, amici a Napoli, ma nemici a Salerno dove il rieletto sindaco della coalizione di centro di centro sinistra correva contro il candidato dei cinque stelle.