Vaiolo delle scimmie, in Campania circa 50 casi dal 2022 ad oggi
Dopo la proclamazione dello stato di emergenza da parte dell’Oms in relazione al vaiolo delle scimmie, la Campania vuole farsi trovare pronta e prevenire qualsiasi rischio, per questo il direttore generale dell’Asl Napoli 1, Ciro Verdoliva, ha dato disposizione alle strutture afferenti di seguire le indicazioni che arrivano dai palazzi romani. Aspetto principale su cui concentrarsi quindi la comunicazione e l’informazione la popolazione. Predisposta nel portale istituzionale del Ministero una pagina dedicata in cui sono disponibili dati epidemiologici con cadenza mensile, una scheda informativa e una sulla strategia vaccinale con la mappa dei centri dove è possibile effettuare l’iniezione nonché risposte alle domande più frequenti.
Si raccomanda inoltre sia il rafforzamento delle misure di protezione degli operatori sanitari e dei caregiver, sia di sensibilizzare i viaggiatori diretti in Paesi con focolai confermati di infezione. Infine il ministero ha anche messo a disposizione le dosi di vaccino. L’eventuale aggiornamento delle indicazioni sarà fornito sulla base dell’evoluzione epidemiologica. Ma qual è la situazione nella nostra regione?
IN CAMPANIA
Circa 50 casi dal 2022 ad oggi: sono questi i numeri che in quasi tre anni il vaiolo delle scimmie, del clade 2, precedente ceppo che ha varcato i confini africani, ha fatto registrare in Campania, dove attualmente non ci sono episodi da riferire al nuovo ceppo. Un dato sicuramente da non sottovalutare, ma che nemmeno deve generare allarmismo.
Il ceppo del clade II, infatti, è endemico nell’Africa occidentale e ha alimentato l’epidemia di monkeypox nel 2022. Adesso però a preoccupare l’organizzazione mondiale della sanità è la variante, il clade I che si è dimostrato più virulento e mortale, colpendo per la prima volta neonati e bambini e che è arrivato anche in Europa, con un caso registrato in Svezia In Campania però soggetti infetti non ce ne sono e soprattutto non c’è nessuna emergenza. Proprio l’esperienza maturata durante la gestione dei primi casi, infatti, ha fatto si che i nostri camici bianchi fossero pronti.
Da quando quasi tre anni fa al pronto soccorso del Cotugno è stato individuato il primo il paziente, nella struttura grazie proprio a percorsi realizzati con precisione sono stati messe in piedi tutte le procedure necessarie per individuare i soggetti infetti e confinarli qualora servisse. Altro elemento da tenere in considerazione poi il fatto che nella nostra regione il numero di persona contagiate è più basso di quello registrato in altre zone del Paese.
Ad illustrare la situazione e a rassicurare la popolazione il primario infettivologo del Cotugno, Alessandro Perrella. (Intervista nel video allegato)