La Vigilia di Natale a Napoli è un momento di grande teatro a cielo a aperto. Nel cuore dei vicoli del centro storico un fiume di persone vive il suo 24 dicembre come può. Accanto alle migliaia di turisti che con gli occhi incantati percorrono stipati gli stretti budelli, venditori di ogni cosa provano a piazzare la loro merce. Natale è occasione di vita per chi si industria, per chi campa di espedienti. E nel meraviglioso centro storico di Napoli, patrimonio dell’Unesco, il confine tra povertà, sopravvivenza e arte di arrangiarsi, si mescola con la religiosa attesa dell’avvento di Gesù.
DAI BARETTI A SCAMPIA
A Chiaja si rinnova il rito del brindisi nella zona dei Baretti, tra piazzetta Rodinò e piazza dei Martiri, la cosiddetta Napoli bene si dà appuntamento per brindare al Natale. Un rito osteggiato dai residenti, mal sopportato da chi ogni anno ha la fortuna di vivere nella culla del benessere cittadino, ma atteso da commercianti e ristoratori. Tra pochi minuti scatterà la festa, migliaia di persone si accalcheranno e si scambieranno auguri e abbracci, dimenticando per qualche momento gli affanni della vita. Eppure c’è chi cerca il brivido anche alla vigilia di Natale. Tanti turisti, specialmente gli italiani, continuano ad appassionarsi al “Tour di Gomorra”. E allora ecco che la mattinata della Vigilia di venta una passeggiata all’ombra delle Vele di Scampia, con tanto di ciceroni improvvisati in quella che era la piazza di spaccio più grande d’Europa.
IL RITO DEI PASTORI A SAN GREGORIO ARMENO
Non manca il rito triste di osservare nelle botteghe di San Gregorio Armneo il volto dei nuovi “pastori”. Nelle scorse settimana è comparso Sinner, in questi giorni c’è la caccia al pastore di Maradona, non manca Spalletti e gli eroi dello Scudetto. Ciò che manca, ormai da tempo, è la tradizione e la favola del presepe. Quello tanto caro a Eduardo, mercificato e venduto in nome del business, da chi nonostante abbia avuto straordinari maestri non riesce a proseguire nella tradizione artigianale con il rigore necessario.