La mafia vota e fa votare. Nel caso delle elezioni amministrative del comune di Cercola, nel 2023, i clan applicavano anche un tariffario: 30 euro a voto, 20 per il ballottaggio. E’ quanto emerso durante l’inchiesta sul voto di scambio della direzione distrettuale antimafia di Napoli che ha portato all’arresto di 7 persone, sei in carcere e uno ai domiciliari, e permesso agli inquirenti di far luce sul cartello camorristico formato dai clan Mazzarella e De Micco De Martino.
IL RUOLO DEI VIGILI URBANI DI CERCOLA NEL FAR PARTIRE L’INCHIESTA
Un’inchiesta partita grazie a una prima indagine della polizia municipale di Cercola, i cui agenti avevano documentato come un esponente dell’organizzazione provava a ritirare illecitamente con la delega di 30 elettori le schede elettorali. Tra gli arrestati figurano la figlia di un boss ergastolano, Antonietta Ponticelli, all’epoca dei fatti rappresentante di lista di Europa Verde, una candidata al consiglio comunale, Giusy di Micco, legata da vincoli di parentela al clan camorristico attivo nella periferia orientale di Napoli. Altri particolari li ha forniti durante la conferenza con il procuratore, Nicola Gratteri, il colonnello Pantaleo Grimaldi, comandante dei carabinieri di Torre annunziata
IL BAVAGLIO “CARTABIA” SULLA LIBERA INFORMAZIONE
La mafia vota e fa votare, un clichè che si ripete da decenni. A cambiare, la legge dello stato italiano che, con la riforma Cartabia, oggi impedisce alla stampa di raccontare i dettagli delle inchieste