Tutto è cominciato con una rissa, poi gli spari. Provano a far luce sull’agguato sfociato in un triplice tentato omicidio, avvenuto la notte dello scorso 28 giugno nel centro storico di Napoli, la direzione distrettuale antimafia e la squadra mobile partenopea. Sei le persone in stato di fermo, con l’accusa di tentato omicidio aggravato da finalità mafiose porto e detenzione di armi da fuoco, perché ritenute coinvolte nell’episodio, avvenuto in largo banchi nuovi ad angolo con via Santa Chiara e che vide il ferimento di due delle tre persone prese di mira, due ragazzi di 22 e 25 anni. Uno dei due giovani colpiti riportò gravi conseguenze e venne ricoverato in ospedale dove è rimasto in coma per diverso tempo. Al momento è ancora sottoposto a fisioterapia. Il terzo obiettivo del raid invece scampò ai colpi di arma da fuoco esplosi dai killer. L’indagine ha permesso di ricostruire le tappe della vicenda. Tutto è partito con una lite tra due gruppi di giovani, scaturita poi in una spedizione punitiva pianificata secondo gli inquirenti nei minimi dettagli. Tre dei sei indagati hanno progettato l’agguato, due lo hanno eseguito e un sesto si è occupato di agevolare la fuga degli esecutori materiali. Portati subito dopo l’agguato in un’abitazione in un comune della provincia di Caserta. Alcuni dei due gruppi contrapposti che hanno partecipato alla lite, che ha poi dato origine alla rappresaglia armata, sono legati a personaggi detenuti perché legati alla criminalità organizzata, che ha base nei Quartieri spagnoli di Napoli.