lunedì, Aprile 29, 2024
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Camorra, nei cellulari degli affiliati i segreti di due clan

In meno di due anni avrebbero mobilitato circa 1000 chili di cocaina e ingenti quantità di hashish

Camorra, nei cellulari degli affiliati i segreti di due clan

La camorra si aggiorna e trova nuovi metodi per comunicare e per trasportare la droga.  Ambulanze finte, borse e persino sommergibili sono solo alcune delle modalità con cui sono stati importati, dal aprile 2020 al marzo 2022, circa 1000 kg di cocaina per un giro d’affari da miliardi. È quanto emerge dall’inchiesta condotta dai carabinieri e dalla DDA, che ha permesso di sgominare due organizzazioni criminali. Gruppi che, in collaborazione tra loro, rifornivano le principali piazze di spaccio Campane, tra cui quella del Parco Verde, la 167 di Scampia e quella del Rione Traiano.

Si tratterebbe del clan retto da i due fratelli Dalla Monica, Vincenzo e Salvatore, e del sodalizio “Bartiromo – Merolla – Cortese”. Entrambe le fazioni criminali erano in contatto e si rifornivano dal broker internazionale della cocaina, Bruno Carbone, ai tempi latitante a Dubai. Attualmente è collaboratore di giustizia.

Il ruolo delle chat criptate

Elemento decisivo nell’inchiesta le chat nei telefonini dei trafficanti, che convinti dell’impenetrabilità della crittografia “Encrochat”, comunicavano serenamente via messaggio: gli acquisti, le vendite e prodotti, tra cui spicca la cocaina marca “777” e “Adidas”.

Le chat hanno permesso di appurare come il giro di stupefacenti messo in piedi da “Biaste”, nickname di Carbone nelle conversazioni, si estendesse ben oltre il mero orizzonte campano.

La cocaina mobilitata dalla “premiata ditta Carbone-Dalla Monica-Bartiromo” infatti inondava il mercato di mezza Europa, passando anche per l’Olanda e per la Spagna. Tratte che già fecero la fortuna di “Lelluccio di Pontepersica”, alias Imperiale, arrestato nell’agosto 2021 anche lui a Dubai nel corso di una precedente inchiesta. Un elemento che non sorprende visto che Carbone fu uomo di fiducia e braccio destro di Imperiale.

Una volta finito in manette Lello Ferrarelle, come anche era noto Imperiale, Carbone fuggì in Turchia. Da li tentò di raggiungere il Libano attraverso la Siria, ma finì nelle mani di un gruppo di ribelli. Consegnato agli 007 arrivò a Roma dove decise di seguire la strada già segnata dal suo socio iniziando a collaborare con la giustizia.

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