Infiltrazioni clan nel comune di Caivano, si chiude il cerchio
A Caivano, se volevi lavorare, dovevi pagare. L’appalto, truccato, te lo facevano vincere. Ma poi dovevi versare anche fino al 10 per cento dell’importo dei lavori. Amministratori e dirigenti comunali infedeli segnalavano i nomi dei vincitori ai clan della zona. Ne ricevevano in cambio, regali e sostegni. Il cerchio dell’inchiesta dei Carabinieri sul malaffare al Comune, il 16 ottobre sciolto per camorra dal Consiglio dei ministri, si è chiuso ieri con l’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto complessivo di diciotto persone. Nove di esse erano state fermate il 10 ottobre scorso. A sostituire il fermo, misura precautelare, arriva una misura cautelare. Tra loro un ex assessore, un ex consigliere e un ex dirigente comunale.
ALTRE 9 PERSONE COINVOLTE
Altre nove persone coinvolte entrano ora nella stessa inchiesta. Si tratta di sei imprenditori edili locali, posti agli arresti domiciliari, mentre gli altri sono esponenti della criminalità organizzata locale. Tra loro anche Angelino Antonio, considerato dagli investigatori a capo del gruppo criminale operante a Caivano.
Associazione di tipo mafioso, estorsioni aggravate dal metodo mafioso e reati contro la Pubblica Amministrazione le accuse contestate agli indagati. Nella prima parte dell’inchiesta era già emerso il ruolo di amministratori pubblici ritenuti organici al clan.
AMMINISTRATORI INFEDELI
I nomi delle imprese vincitrici degli appalti venivano segnalati ai camorristi che si presentavano a riscuotere il pizzo. C’era anche tra gli amministratori infedeli chi rivolgeva direttamente la richiesta di pagamento agli imprenditori o chi tentava di intercedere quando la somma era troppo alta. (fonte Ansa)