martedì, Aprile 16, 2024
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Spalletti-Allegri, il buffo e il cattivo

La guerra psicologica a distanza tra i due tecnici anima la vigilia di Napoli-Juventus

La guerra dei nervi, prima di ogni cosa. La battaglia sul filo della tensione, per preparare il campo. Allegri scarica su Spalletti il peso della sfida in programma stasera al “Maradona”: Napoli-Juventus è iniziata molte ore, molti giorni prima. Ma alla vigilia, nel corso dell’incontro con la stampa, il tecnico bianconero sprizza veleno con il sorriso cattivo che gli riesce facile. Offende “alla toscana” il collega conterraneo, lo chiama buffo. Può sembrare un termine innocuo, fanciullesco e invece basta per far ribollire il sangue nelle vene di Spalletti. Cereo, teso, con il petto gonfio, l’uomo di Certaldo si schermisce, svuota la pressione e rimanda al mittente.

IL BUFFO E IL CATTIVO

“E’ inutile che mette baffi finti e cappello finto, non si può nascondere: è lui il favorito”. Dice questo tutto d’un fiato l’allenatore del Napoli sotto gli occhi attenti di Nicola Lombardo. La sala stampa nel pre-partita è un luogo di sofferenza per Spalletti, ma non solo per lui. Si deve rispondere, in maniera attenta, cinica e magari colpendo a distanza. Per questo il vantaggio c’è nel parlare dopo, già si conoscono gli argomenti dell’antagonista. Ma sul match? Come si fa gol a questa Juventus che sembra blindata? L’allenatore non lo dice, l’augurio è che lo sappia. E l’abbia spiegato per bene a tutti. Ad ascoltare le sue parole, segno che si tratta di una vigilia di straordinario interesse, anche il DS Cristiano Giuntoli, il Team Manager Giuseppe Santoro, oltre a tutto lo staff della comunicazione. Insieme a loro una figura che unisce la grazia al peso specifico all’interno della società: la business development manager marketing, Simona Campanella.

L’ODIO A DISTANZA TRA TECNICI TOSCANI

Spalletti e Allegri non fanno eccezione: i tecnici toscani che frequentano o hanno frequentato le panchine di serie A non si amano. Ci sono quelli di scoglio o di montagna, una pattuglia nutritissima e agguerrita. Molti sono passati anche dalla parte di Napoli, quello attuale è l’ultimo in ordine di tempo. Mi ha sempre colpito quell’espressione, ascoltata da un ex giocatore del Napoli sulla salitella di Soccavo: “Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio”. Giusto per mettere in chiaro che, tra città, contrade, borghi e paesi, da quelle parti non si fanno prigionieri. La parola passa al campo, dove saranno gli attributi a fare la differenza. Con la consapevolezza che il Napoli a + 7 comunque non può fare calcoli.

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