mercoledì, Dicembre 18, 2024
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Giogiò Cutolo, parla il rapper Geolier

Geolier, rapper partenopeo, su Instagram ha dato sfogo al suo pensiero circa le vicende di Giogiò Cutolo, il musicista di 24 anni ucciso il 31 agosto in Piazza Municipio.

Geolier prende parola: su Instagram esprime frustrazione, una coscienza sfilacciata arrivata al limite dell’incredulità.

Perché ciò che è successo a Giovanbattista Cutolo, in arte Giogiò, ucciso il 31 agosto per una lite futile, ha dell’inverosimile. Il ragazzo era in un pub a Piazza Municipio, quando un gruppo di ragazzini ha iniziato a prendere di mira i suoi amici. Giunti alle mani, fuori il locale, uno dei minorenni ha estratto una pistola, sparando tre colpi in petto a Cutolo.

LE PAROLE DI GEOLIER

“A 16 anni nessuno dovrebbe avere una pistola. Nei quartieri i ragazzi devono cambiare mentalità e scappare da tutto questo male”. Queste sono le parole del rapper Geolier, in uno sfogo su Instagram dove parla dell’accaduto, dà il suo saluto a Giogiò.

In un’intervista a “Il Mattino”, Geolier affronta i temi caldi degli ultimi giorni ponendoli sotto un’unica, ampia cornice sociale. Un’analisi lucida che esprime non soltanto coscienza dell’ambiente ma anche un’idea ben chiara di qual è il ruolo della musica e dell’arte, in tutto questo.

Il rapper campano parla della difficoltà di essere bambini in contesti come quello del centro storico, di Caivano, di Secondigliano, rivendica il ruolo guida dei sogni, degli obiettivi da perseguire. Il rischio, quando si diventa adulti troppo presto, è prendere dagli adulti ciò che non è buono.

Nei casi specifici, si parla di un branco a cui appartenere e che dà la forza di commettere un atto violento. E questo, sia a Piazza Municipio che a Parco Verde, a Caivano.

“Chi non ha futuro non ha molto da perdere” racconta Geolier.

“DALLA STRADA MI HANNO SALVATO I VALORI”

“Il rap mi ha salvato dalla fabbrica, dalla strada mi hanno salvato i valori”. Così racconta Geolier a “Il Mattino”, quando gli viene chiesta un po’ della sua storia, ambientata in una gabbia molto simile a quella in cui sono cresciuti l’assassino di Giogiò e i ragazzi di Parco Verde.

Non si tratta di musica, dunque, o meglio non solo. Geolier parla di sogni e quando gli viene chiesto cosa fare per salvare i ragazzini dalla strada lui risponde, attività dopo attività. Campi da basket, corsi di inglese, tutte porte che si aprono su degli obiettivi e che tolgono attenzione alla strada.

Al Governo, che vuole investire nelle scuole, Geolier risponde che non è quello il posto giusto. Non parla di istruzione ma di luogo, e la strada nelle zone a rischio è molto più frequentata della scuola.

Geolier parla di diritto al futuro, di diritto alla speranza. Di quelle vittime che impugnano la pistola e che fanno violenza perché non conoscono altro. Nell’incapacità di scegliere ciò che non si conosce, la dinamica del branco è l’unica realtà che accoglie, ed è questo che bisogna cambiare. Perché anche essere privi di scelta è una forma di violenza.

 

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