venerdì, Aprile 26, 2024
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Gli infermieri campani a De Luca: “Siamo al limite delle nostre forze”

Gli infermieri campani a De Luca: “Siamo al limite delle nostre forze”

“Sono seriamente turbata e preoccupata. Ogni giorno decine di colleghi si dicono esasperati.

Sono sfiniti per gli organici inadeguati che pesano sul lavoro di tutti i giorni.

Per turni esasperanti e carichi di lavoro insostenibili.

Siamo amareggiati e scoraggiati.

Per le continue mortificazioni verbali, le aggressioni, le pistole puntate alla tempia”.

E’ un passaggio della denuncia-appello consegnata al Governatore Vincenzo De Luca da Teresa Rea, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Napoli.

Dopo le due gravissime aggressioni “ma soprattutto dopo il drammatico suicidio di un infermiere”.

“Il collega si è suicidato”, ricorda la presidente Rea, “perché non ha più retto ai logoranti ritmi di lavoro”.
“A testimonianza del fatto – aggiunge la Rea – che quello che noi svolgiamo è un lavoro altamente usurante”.

“A quanto fin qui già detto va aggiunto un mancato ricambio generazionale frutto di un decennale blocco delle assunzioni.

Di una pandemia che non finisce, dell’annosa carenza di organici.

E delle tante difficoltà di una professione di frontiera, mal pagata e senza alcuna prospettiva di carriera.
Mentre non c’è traccia di valorizzazione professionale e di carriera. Tantomeno di gratifiche economiche. E allora devo dire che la misura è colma. I colleghi sono stufi delle pacche sulle spalle, degli “angeli” e degli “eroi”.

Gli infermieri di Napoli chiedono che sia riconosciuta dignità alla loro professione che è a rischio demansionamento per la grave penuria di personale di supporto e modelli organizzativi sostenibili che ci obbligano a lavorare in costante emergenza, ammalandoci più e peggio di ogni altra categoria, rinunciando a ferie, permessi, progetti di carriera e di vita.

Infine, nell’esclusivo interesse della difesa del sistema sanitario pubblico, quindi dei cittadini, diciamo che bisogna finirla con i tagli degli ultimi venti anni in cui la salute è stata considerata un costo anziché un investimento per la collettività”

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