Aperta la lotta alla criminalità minorile, oggi il Cdm voterà il decreto legge alle 12.30. Si tratta di un consistente giro di vite nei confronti non solo dei reati ma anche dei minorenni che li compiono ma anche verso i genitori dei ragazzi.
I recenti fatti di Palermo e Caivano, nonché l’omicidio di Giogiò Cutolo a Napoli, hanno scoperchiato il vaso di Pandora sul mondo della criminalità minorile. L’esecutivo Meloni prova a prendere provvedimenti in tal senso, anche se c’è da chiedersi de tali misure non si mostrino così drastiche sulla scia della drammaticità che ha accompagnato gli eventi.
LE MISURE PER LA LOTTA ALLA CRMINALITÀ MINORILE
Il primo provvedimento, annunciato dal Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini, è l’abbassamento dell’età per l’imputabilità dei reati a 14 anni. Secondo Salvini, infatti, non dovrebbe esserci differenza tra un 14enne che gira con un’arma addosso e un adulto. La proposta suggerisce che l’adolescente possa ricevere, al pari di un maggiorenne, la convocazione in Questura.
Qualora l’adolescente risultasse condannato, il tribunale può disporre anche il divieto di uso di piattaforme informatiche e divieto di possedere un cellulare. Si parla anche di Daspo urbano, con l’allontanamento del soggetto pericoloso per un periodo che va dai 6 mesi ai 4 anni.
Piantedosi invece mostra un disegno a spettro più ampio, parlando anche di un rafforzamento a livello di contesto. Non solo polizia, dunque, ma anche un lavoro da svolgersi in campo culturale, sociale ed educativo.
DECRETO LEGGE, AL VAGLIO ANCHE I GENITORI
Il decreto proposto dall’esecutivo Meloni per la lotta alla criminalità minorile non mette sotto la lente di ingrandimento soltanto gli adolescenti ma anche i loro genitori, non soltanto in termini di dispersione scolastica. Nel caso di convocazione da parte del questore, il minore dovrà farsi accompagnare dal genitore che rischia una sanzione monetaria dai 200 ai 1000 euro per non aver adeguatamente sorvegliato il soggetto – a meno di non avere prove che indichino l’impossibilità di impedire il reato.
Non è finita qui: per i genitori che non si premurano di ottemperare all’obbligo scolastico dei figli, le sanzioni sono destinate ad aumentare fino al provvedimento estremo: due anni di carcere.
QUALI I LIMITI DI QUESTO DECRETO?
Non potevano mancare le osservazioni di chi, ascoltando e documentandosi sul decreto legge contro la criminalità minorile, ha trovato dei nodi da sciogliere.
Il primo tra tutti è l’imputabilità del soggetto reo a 14 anni. Di fatto, la domanda è una: perché trattare un adolescente come tale per quanto riguarda il voto, la guida o il consumo di alcol, ma non quando si parla di reato?
Se per esercitare determinati diritti e doveri esiste una soglia d’età, probabilmente è perché un adolescente che si comporta da adulto non ha una percezione adulta della vita o, comunque, ha ancora molto margine di miglioramento se inserito nel giusto contesto.
Gli adolescenti più degli adulti subiscono l’ambiente in cui vivono, assorbendo e facendo proprie le abitudini, la mentalità. L’azione riparativa della pena non dovrebbe puntare sul reinserimento, più che sulla pena stessa?