venerdì, Dicembre 6, 2024
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Medico casertano salva piedi da amputare a direttore d’orchestra

Il paziente, direttore d'orchestra, a rischio amputazione è stato salvato con una nuova tecnica con rilascio di antibiotico

Medico casertano salva piedi da amputare a direttore d’orchestra

È iscritto all’Ordine dei Medici di Caserta il professionista che con una tecnica innovativa è riuscito a evitare l’amputazione di entrambi i piedi a un paziente. Si tratta di direttore dell’Orchestra da Camera fiorentina. Il medico è Armando del Prete, 38 anni, dirigente medico presso l’Ospedale Universitario Careggi.

Qui lavora nel reparto di ortopedia e si occupa specificamente della chirurgia del piede. Diploma allo scientifico Diaz di Caserta, Università della Campania Luigi Vanvitelli, specializzazione in ortopedia a Firenze, città che ora lo accoglie.

A darne notizia il Consiglio dell’Ordine dei Medici di Caserta, presieduto da Carlo Manzi. “Spesso ci capita di leggere di imprese professionali da parte di nostri iscritti operanti fuori regione. Nel caso specifico si tratta di un amico e collega che ha frequentato con me la facoltà di medicina del territorio. Per poi spostarsi a Firenze per la specializzazione in ortopedia – sottolinea Manzi – Se da un lato queste notizie ci riempiono di gioia e di orgoglio, dall’altro penso a come la mobilità sanitaria in uscita si ridurrebbe richiamando queste professionalità nelle strutture del Servizio Sanitario Regionale campano”.

INFEZIONE BILATERALE CURATA CON TECNICA INNOVATIVA

A raccontare l’operazione che ha evitato l’amputazione di entrambi i piedi a un direttore dell’Orchestra, è lo stesso Armando Del Prete. “Il paziente – spiega – presentava una infezione bilaterale dei piedi. Questi casi si chiamano ‘cancrene umide’ e vengono trattate con l’amputazione dei piedi. Ipotesi che non aveva accolto di buon grado il paziente, considerata anche la sua attività. Da qui la proposta di utilizzare una nuova e innovativa tecnica che prevede l’utilizzo di dispositivi che una volta impiantati rilasciano antibiotico, che in questo modo funziona dove serve. Questa era la novità”. “Naturalmente – aggiunge – a questo si è arrivati dopo un percorso un po’ più lungo.

Il maestro è stato ricoverato nel reparto di malattie infettive per tre settimane, durante le quali si è intervenuti per far ridurre il gonfiore del piede, quindi la sala operatoria per una detersione chirurgica. È stato prelevato del tessuto infetto per analizzarlo. E capire il tipo di batterio, individuando così l’antibiotico idoneo. Dopo una decina di giorni il paziente è stato riportato in sala operatoria ed è stato ripulito di tutto il tessuto infetto. Quindi anche all’interno dell’osso, inserendo fosfato calcico con aggiunta di antibiotico specifico. Questa tecnica è andata bene. Il paziente ha risposto molto bene. E nell’arco di circa due mesi le ferite si sono chiuse. Il piede non era più gonfio e il paziente ha ripreso ad alzarsi. Ma soprattutto il maestro ha ripreso la sua attività”.

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