26 anni fa ci lasciava Massimo Troisi, immortali le frasi e le immagini dei suoi film

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“Emigrante? No, in viaggio di piacere”, “Robertì esci fuori, tuocc e femmene”, “Chi siete, cosa portate, si ma quanti siete… un fiorino”, “Chi parte sa da che cosa fugge, ma non sa che cosa cerca… pure tu conosci a Lello?”. Frasi, modi di vedere la vita, tempi comici e malinconia. Massimo Troisi, che ha lasciato la vita terrena 26 anni fa, è stato un genio. Capace di raccontare manie, fragilità, sentimenti, con grande delicatezza. L’impronta tipicamente partenopea della sua gestualità, quelle smorfie, l’indugiare nel cercare i suoi riccioli neri con le dita, hanno trapassato l’anima di chiunque l’avesse incontrato. Dal grande schermo ha proposto le sue magistrali interpretazioni, lo ha fatto mettendosi in gioco, fino all’estremo sacrificio. I suoi occhi, il viso smunto e scarnificato dell’ultima interpretazione sono un epitaffio. In quella pellicola magistrale che è “Il Postino”, c’è il suo testamento. L’amore di Mario Ruoppolo per la bella locandiera, la meraviglia dei sentimenti che nascono e travolgono, come le onda di un mare in tempesta e il rapporto tra il postino e il grand epoeta, Pablo Neruda. Io non so se la ricordate la scena della partita a biliardino, e non solo per la scollatura di Maria Grazia Cucinotta: Mario guarda rapito la donna che ama, non guarda mai il tavolo con le minaiture o la pallina, che viene scaraventata con forza nella sua porta. Beatrice non lo guarda mai. Lo batte, umiliandolo. Eppure lo fa per provocarlo, in una dinamica amorosa che in poche inquadrature racconta dell’ancestrale conflitto amoroso tra uomo e donna.
Quelli della mia generazione sono stati segnati dai nomi, dalla lunghezza dei nomi. Perché più lunghi sono e più i bambini crescono privi di educazione. Scostumati, per dirla con Massimo Troisi. Il fratello che tutti avrebbero voluto avere, con il quale trascorrere l’infanzia, l’adolescenza, con il quale condividere preoccupazioni e gioe. Troisi, attore e autore immortale, ci ha regalato anche la definizione migliore del matrimonio mai sentita: “Io non è che sono contrario al matrimonio ma credo che, in particoalre, un uomo e una donna, siano le persone meno adatte a sposarsi tra di loro, troppo diversi”.
Massimo Troisi, noi speravamo di non perderci… e invece, purtroppo, è accaduto.

LA SCENA CON ROBERTINO DI RICOMINCIO DA TRE

LA SCENA DELLA PARTITA A BILIARDO DE IL POSTINO 

LA SCENA FINALE DI RICOMINCIO DA TRE

LA SCENA FINALE DI PENSAVO FOSSE AMORE INVECE ERA UN CALESSE