All’Università Orientale dibattito su ex Opg e su esempio virtuoso di Penitenziario a Lauro

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Accendere i riflettori sui diritti umani e stimolare una riflessione sulla dignità da preservare oltre ogni barriera fisica o morale, ma anche un tentativo di abbattere muri tra il dentro e il fuori, costruendo ponti ideali.

E’ quanto prova a fare, squarciando silenzi, il docufilm “Le stanze aperte” dei fratelli Maurizio e Francesco Giordano, prodotto dall’associazione culturale Ved e con la sceneggiatura di Giuliana Del Pozzo, che è anche interprete insieme a Vincenzo Merolla, unico attore professionista. il docufilm che, in maniera sperimentale, si snoda su un doppio filo narrativo tra realtà e finzione, girato nell’ex Opg di Secondigliano, è stato presentato nell’ambito dell’ultimo appuntamento aperto al pubblico del ciclo di incontri-lezione, formula ideata dal professore Francesco Giordano, per il laboratorio di produzioni audiovisive teatrali e cinematografiche della Facoltà di Scienze Politiche, presso l’Università Orientale di Napoli, che ha suscitato anche quest’anno interesse e sempre più richieste di partecipazione.

Un lavoro sul tema dei diritti negati e del diverso in un momento storico in cui l’interconnessione globale e i fenomeni contemporanei ci impongono di relazionarci alla diversità. Un film , con sensibilità e professionalità, dà voce al silenzio e assume, nei momenti più alti un aspetto onirico, spiazzante, dovuto all’uso della poesia e di musiche sinfoniche classiche, in rapporto ad un contesto affatto armonico.

All’intervento ha preso parte anche il vice direttore del carcere di Poggioreale Stefano Martone, all’epoca delle riprese direttore dell’ex Opg di Secondigliano, che ha sottolineato come il cinema ha valore terapeutico all’interno delle strutture carcerarie ma anche un valore di messaggio alla società per favorire un’apertura mentale. Martone ha raccontato agli studenti la sua esperienza nell’ex Opg, da direttore “illuminato” che di giorno permetteva l’apertura delle celle del piano superiore, da cui il nome del film suggerito da un internato e che ha sempre provato ad evitare pratiche molto dure, invasive e irrispettose della dignità umana, che solitamente, come documentato, riguardavano le realtà degli ospedali psichiatrici giudiziari come i letti di contenzione.

La realtà degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari ora è stata superata dalle cosiddette Rems “Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza” affidate al Servizio Sanitario nazionale e territoriale. La questione anche alla luce della carenza di personale oltre che di risorse resta complessa, se si pensa che l’istituzione carceraria, come fa riflettere Michel Foucault, nasce come strumento di governo dell’insicurezza sociale attraverso la criminalizzazione della povertà urbana.

Dalla dignità negata a quella recuperata nel saggio, opera prima della giornalista Valentina Soria: ” La leadership nella Pubblica Amministrazione. Viaggio nel penitenziario Di Lauro” , edito da Europa Edizioni, in cui si mostra attraverso un caso virtuoso, quello dell’Icatt di Lauro, in provincia di Avellino, oggi istituto a custodia attenuata per madri detenute, come l’inflazione carceraria e la recidiva non siano un fenomeno ineluttabile ma solo una deriva culturale e che attraverso progetti di reinserimento, di formazione e risanamento dei rapporti con la comunità esterna , abbattendo i pregiudizi e creando rete, un cambiamento sia percorribile. Come sostiene il filosofo Marcel Mauss: “Ogni fenomeno sociale deriva da precise scelte culturali. L’importante è che le opzioni in campo siano sempre presentate come chiare e identificabili”. Forse dunque un’alternativa alla deriva del sistema carcerario italiano, criminogeno e criminofago, sembra possibile.